Regia di Jake Kasdan vedi scheda film
Dopo il già piuttosto mediocre Bad teacher, sempre accompagnato da una pazzerellona e mozzafiato Cameron Diaz, torna (a deludere, e in progressione geometrica stavolta) il figlio cinematograficamente piuttosto acerbo del grande Lawrence Kasdan, Jake.
Opportunità sciocca, facilona, grossolana e volgarissima di farci nuovamente la morale, di parlarci sboccatamente e “americanamente” di tette e culi, senza mai avere il coraggio o la coerenza di mostrarceli (a parte un paio di visivamente eccezionali vedute sindacali della Diaz, che sfodera un fisico da ventenne che non la fa per nulla sfigurare nei panni di una giovane ragazza ai tempi del primo vero amore serio) o peggio virando la commedia che si vorrebbe spigliata e sagace, ironica e schietta, verace con quel suo linguaggio senza veli o mezze misure o tanto meno luoghi figurati o metafore, sui binari della sdolcinatezza e del politically correct, che mettono davvero in imbarazzo.
Le vicissitudini concitate di una coppia che, dopo dieci anni di matrimonio e due bambini, decide di escogitare la ricerca di un nuovo rapporto di sesso/amore di coppia, dopo che i bambini, per lungo ed eccessivo tempo, hanno gettato acqua a tradimento sul fuoco della passione, stravolgendone ogni istintività prima naturale e vitale ed ancor viva seppur sopita nel presente, si dipanano prima stancamente nella ricerca da parte della coppia di tutti i tablet che l'uomo, intrattenitore radiofonico e critico musicale, ha recentemente regalato ai suoi colleghi e conoscenti, ignaro dall'inizio d aver erroneamente cacciato in rete tutta una serie di posizioni dell'amore, che la giovane e bella coppia di coniugi ha deciso di filmare in tre ore di kamasutra approfondito e metodologico.
Qualche timido sussulto (ma civorrebbe ben altro per stravolgere il senso di inutilità che si porta dietro la pellicola già dopo i primi dieci sconfortanti e grettissimi minuti), giusto per riprendersi tra le grazie da sogno inizialmente esibite della Cameron con una generosa ed un pò ostentata disponibilità, o per le situazioni comiche in casa del ricco e bizzarro Rob Low (ora e dopo Liberace sempre più prezioso e bravo nelle sue comparsate di lusso) a sniffare cocaina, farsi azzannare da pastori tedeschi intelligenti e feroci come dei piranas, cercando di occultare le prove imbarazzanti e scandalose di un tentativo di ritorno alle emozioni del passato, viene fiaccato dal buonismo sconsiderato dell'epilogo infinito e ripetitivo, episodico e stancante. Insomma una commedia disturbante certo, ma solo per i difetti e la volgarità becera che si porta dietro, che riesce solo a troppo piccole dosi a risultare scoppiettante e divertente, sommersa da una sciatteria e da un alone di inutilità devastanti.
Il trionfo della scontatezza e della stupidità, in un concentrato contraddittorio e tremendamente teorico di insicurezze, manie, meschinerie, cattiverie e quotodianità che tendono ad uccidere ogni emozione: elementi forse anche veri e reali, ma buttati alla rinfusa ed impastati assieme in una sceneggiatura confusa e presuntuosa che mira a divenire un sillogisma di scaltra ma forzata rappresentazione scenica, tutto colpi di scena stravisti e telecomandati.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta