Regia di Jake Kasdan vedi scheda film
Sex Tape, che i-Sciocchezzario. E dire che una assai munifica Cameron Diaz ci mette pure i-faccia e i-culo (no, niente touchscreen, mannaggia). Ahi. Tanto "talento" sprecato per l'ennesimo esemplare di stupida commedia formato spot, ipersatura di (scontate) situazioni al limite (pratica diffusa e irrununciabile, pare) ma dagli effetti tutt'altro che memorabili.
All'altissima presenza di scadenti/scadute app multifunzione (fuck come piovesse, dildi di gomma, dissertazioni diarroiche, sollazzevoli sniffatine di coca: non manca nulla), aventi invece la sola funzione di stimolare facile becero sghignazzo, corrisponde chirurgicamente una bassissima definizione nella resa: in parole povere, non fa ridere. Se non per brevissimi lampi, quelli comunque già sparati nel trailer (ovvero la dimensione ideale per uno spunt(in)o così esile e banale).
Il resto è fuffa, un maleodorante ridicolo riciclo e scopiazzamento continui (tra le tante, la sequenza di Jason Segel alle prese con un cane poco amichevole non vale un millesimo di quella - esilarante, devastante, micidiale - di Ben Stiller con il border terrier drogato nel seminale Tutti pazzi per Mary: altri tempi, vero Cameron?). Palese la povertà di scrittura, talmente disarmante da far cascare le braccia (e scaricare le pile: non durano una mazza!), a cui si conforma l'ingrato Jake Kasdan (già responsabile del modesto Bad Teacher, che pure è dieci passi avanti a 'sta idiozia) con una messa in scena completamente sballata, fuori fuoco, sciagurata.
Scene(tte) tanto tanto scemette (dello stesso valore comico di un'emoticon qualsiasi) appiccicate tra loro in maniera elementare, senza nessuna trovata realmente divertente (foss'anche volgare) o vagamente originale, non possono che suscitare noia (e menomale che non si supera la canonica ora e mezza!), provocare fastidio per la perdita di tempo e per quella sempre simpatica sensazione di venire presi per i fondelli.
Non bastano gli ammiccamenti continui, la confezione allettante, che "tira" (si sa: si strapaga il "prestigio"), identificabile (e unicamente riassumibile) nell'innegabile sex appeal della Diaz (la smettesse di partecipare a queste miserie, diamine), la quale poi però non ci mette nient'altro; così come certamente non incide - ed anzi ammoscia ancor di più - la partecipazione straordinaria (si fa per dire) di un Jack Black al minimo sindacale (vista la bruttezza di dialoghi e battute, difficile biasimarlo).
Cose già viste e straviste: sfondo "irriverente" (come il wallpaper di una playmate siliconata e manco troppo svestita), patina modaiola e immancabile trionfo dei sani principi e valori (tra cui certamente non rientrano gli Slayer, ascoltati dal brav'uomo Rob Lowe solo sotto l'effetto di stupefacenti e alcolici). Puf. Il film, indisponente da subito, evapora in nuvolette cariche di disegnini sconci elaborati da teste ottuse rimaste allo stato adolescenziale.
Ma, dopotutto, è opera bastarda figlia dei tempi, nel senso che impiega impudemente territori e meccanismi strabusati sfruttando manie, tendenze, ansie tipiche del momento (con un deciso taglio promozionale: altro che product placement!).
Momento che, guarda un po' il caso (il caso recentissimo, emblematico, noto come The Fappening), finisce col risultare un po' infelice e soprattutto col donare nuova inquietante valenza all'altrimenti innocua battutina di Segel sul fantomatico (i)Cloud: «Nessuno sa cos'è il Cloud, è un cazzo di mistero!». (i)Estiqaatsi (direbbe che è meglio ascoltarsi Reign in Blood).
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