Regia di Jean-Baptiste Léonetti vedi scheda film
In questa trasposizione del romanzo di Robb White Deathwatch (già un tv movie con Andy Griffith nel 1974) nessuno sembra fare fatica a entrare nel proprio ruolo: Michael Douglas sgranocchia le sue battute da navigato squalo con la coscienza sporca come fossero noccioline; Jeremy Irvine si gode il malinteso che, da War Horse in poi, ha voluto glissare sulla sua insipienza attoriale per individuare nel suo volto pulito lo stereotipo del “bravo ragazzo di fronte a prove più grandi di lui”;?il deserto del New Mexico, da parte sua, scintilla nella bicromia ipersatura di azzurro e terra bruciata che l’ha reso la star di Breaking Bad. L’unica persona in difficoltà, nel portare su grande schermo questo stilizzato gioco del gatto col topo, è il francese Jean-Baptiste Léonetti, alla sua opera seconda, che immaginiamo avvilito nel constatare di avere a disposizione niente più che un copione vecchiotto, un divo svogliato, un bel faccino e una location mozzafiato. Il duello fra i due uomini - un ricco bastardo che, dopo un omicidio accidentale, tenta prima di comprare, poi di ammazzare, il giovane testimone del delitto - è ingoiato in un boccone da Douglas;?la tensione dell’inseguimento nella polvere rovente del deserto è spesso ridotta, come ha suggerito il critico del “New York Post”, alla versione antropomorfa di un’avventura di Wile E. Coyote e Beep Beep. Non aiuta?il finale catartico, suturato al resto del film come un goffo arto prostetico.
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