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Cell

Regia di Tod Williams vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Cell

di alan smithee
6 stelle

"Se sei in linea sei finito":una scarica violenta rende l'umanità impegnata a parlare al cellulare come delle belve fameliche: e il resto del mondo deve cercare di salvarsi. Apocalittico come tanti, il film sprigiona la cattiveria propria di King e presenta una chiave di lettura interessante ed insolita, oltre che personaggi spesso interessanti

Arriva all’improvviso, un giorno come tanti, mentre la folla si dirige ognuno verso la priopria meta, il proprio destino, il proprio interesse….come in un formicaio…salvo poi sviare il percorso di ognuna delle vittime.

Una dirompente onda sonora percorre improvvisamente il cervello di tutti coloro che sono in quell’esatto momento collegati col cellulare, impegnati in una conversazione: oltre la metà e più della popolazione dunque: per costoro reazioni sconclusionate, scatto di ira, bava alla bocca, atteggiamenti inconsulti e violenti, aggressività e voglia di aggredire chi si trova vicino.

Per una frazione di secondo un fumettista e graphic novel evita questo destino, ma diviene ostaggio, insieme a pochi altri sopravvissuti, di un’orda di folli assassini e cannibali che li inseguono nell’aeroporto da cui egli stava per partire per far ritorno a casa.

Troverà valido aiuto e collaborazione con un macchinista del metro, un ragazzo di un college e qualche altro sopravvissuto all’orda di follia che sembra ormai essere dilagata ovunque, creando una sorta di massa vivente di zombie che agisce di giorno seguendo il richiamo di una misteriosa onda magnetica.

Tratto da un recente ed apprezzato romanzo de Stephen King, coinvolto questa volta pure nell’adattamento della sceneggiatura, Cell si apre con uno scenario dai toni e le caratteristiche dei film apocalittici, riservando peraltro situazioni altamente suggestive, pur se certo non nuove ai nostri occhi ormai smaliziati.

King restringe il cerchio dei suoi protagonisti raccontando, con una certa coerenza e quel sadismo di fondo che lo ha reso grande e famoso, presentandoci una sorta di variazione del fenomeno degli zombi: questi agiscono come guidati da un’onda magnetica che letteralmente li sintonizza uno con l’altro: sono veloci (a differenza dei non morti tradizionali) oltre che aggressivi, e rispecchiano in qualche modo la società odierna, la metafora di una umanità che non riesce né può più ragionare con la propria testa e vive di richiami che divengono leggi ferree, e ci spingono a comportarci tutti allo stesso modo omologandoci, rendendoci schiavi di attrezzi, elettrodomestici, congegni che non possono davvero più considerarsi dei surplus o dei gadgets, ma divengono parte integrante della nostra esistenza.

Un po’ come restare senza telefono, o meglio senza collegamento internet, per tutto un lunghissimo interminabile giorno: cosa impensabile oggi, quasi per ognuno di noi, e circostanza che ci costringerebbe a interrompere quasi ogni nostra attività, lavorativa e non.

Cell riflette anche su tutto ciò, almeno indirettamente, garantendo le ragioni sindacali di uno spettacolo che sa tenere desta l’attenzione, grazie ad una regia -a cura di Tod Williams, quello del buon The door on the floor di oltre dieci anni orsono - corretta e ad una caratterizzazione piuttosto buona dei personaggi, alcuni davvero fuori dagli ordinari stereotipi del film di genere.

Sul versante cast, le due star John Cusack e Samuel L. Jackson, per nulla nuovi al genere catastrofico, rendono correttamente i rispettivi personaggi, condotti verso una soluzione finale che li vedrà, per svariati ma fondamentali motivi, posizionati su binari o strade differenti.

Ed un finale anche ironico, forte della conclusione che tutti avremmo desiderato (ma ne siamo proprio sicuri?) e di quella in nome e gloria del cattivissimo Stephen King, ci presenta un inedito dualismo di soluzioni che risulta interessante, beffardo, originale e indispensabile, quando concludere, in questi casi, risulta sempre difficilissimo e anche molto rischioso.

 

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