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Lo sciacallo

Regia di Dan Gilroy vedi scheda film

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La recensione su Lo sciacallo

di port cros
9 stelle

Jake Gyllenhall incarna un mostro metropolitano in una sorprendete opera prima che è thriller serrato, sferzante critica al cinismo dei media, riflessione sul potere – anche nefasto - dell'immagine e charachter study sugli abissi in cui può sprofondare (gli altri) una personalità priva di scrupoli fomentata da un sistema amorale.

Jake Gyllenhaal

Lo sciacallo (2014): Jake Gyllenhaal

A Los Angeles, e probabilmente anche altrove, fiorisce un sistema di sciacallaggio attuato dalle reti di news locali, che lucrano sui crimini commessi nei “quartieri bene” per alimentare il terrore nella popolazione a fini di audience, senza farsi scrupoli a mostrare feriti e moribondi, anzi ricercando il dettaglio morboso e la spettacolarizzazione della violenza per incrementare gli ascolti. A questi giornalisti l'ultima cosa che interessa è dare le notizie, anzi i fatti vengono volutamente distorti al fine di creare una narrazione ansiogena che catturi l'attenzione impaurita degli spettatori.

 

Questo sistema immorale diventa un perfetto habitat per un personaggio abbietto come Lou Bloom (Jake Gyllenhall), già dedito a rapine ed incapace di trovarsi un lavoro onesto. Testimone casuale di un incidente stradale, l'incontro con un reporter accorso sulla scena gli dà l'idea di reinventarsi come nightcrawler, cioè video-operatore indipendente che, circolando la notte in macchina e sintonizzandosi sulle frequenze della polizia, accorre sui luoghi dei crimini o degli incidenti per realizzare riprese da rivendere ai notiziari delle reti televisive locali.

 

Jake Gyllenhaal

Lo sciacallo (2014): Jake Gyllenhaal

 

Reclutato un disperato senza fissa dimora (Riz Ahmed) come assistente, Lou inizia a frugare le strade notturne come un animale necrofago, uno sciacallo appunto, come da titolo italiano. Per Lou conta solo arrivare prima degli altri video-operatori sul luogo delle tragedie, meglio ancora se prima della polizia, che poi tiene i curiosi a distanza impedendo riprese ravvicinate: nessuna empatia per le vittime dei crimini o degli incidenti, che son carne da macello da rivendere a chi li sbatterà in onda. Proprio la sua spregiudicatezza gli permette di emergere all'interno di questo sistema amorale, e le sue riprese scioccanti sono sempre più ricercate da Nina, la direttrice di un tg in crisi di ascolti (René Russo), che così descrive il suo genere di giornalismo: “L’immagine che devi avere in mente del nostro notiziario è quella di una donna seminuda e sgozzata che corre in strada cercando aiuto”. Ma d'altronde Lou, astuto e determinato, è uno disposto a spostare un cadavere per rendere migliore l'inquadratura, quindi la loro collaborazione si rivela proficua, nonostante le crescenti pretese dell'uomo (anche sentimentali, in un corteggiamento che, unico difetto del film, rimane narrativamente un po' irrisolto).

 

Jake Gyllenhaal, Rene Russo

Lo sciacallo (2014): Jake Gyllenhaal, Rene Russo

 

Il regista Dan Gilroy esordisce alla grande con un'opera prima tanto cruda quanto ipnotica ed implacabile, immersa nelle tenebre neo-noir di una Los Angeles notturna che ricorda quella di Collateral o di Drive. La cura di tutte le componimenti (fotografia, scrittura, dialoghi, ritmo, interpretazioni) permette a Nightcrawler di insinuarsi sotto pelle come opera tanto eccitante quanto conturbante, dalle molteplici affascinanti/inquietanti sfaccettature. In parte sferzante critica a cosa sia diventata la società dominata dal cinismo dei media e dal profitto a tutti i costi; in parte riflessione sul potere – anche nefasto - dell'immagine e quindi anche del cinema (efficace quando la macchina da presa di Gilroy insiste sulla macchina da presa imbracciata da Lou, entrambe mosse dalla ricerca dell'inquadratura perfetta); in parte charachter study sugli abissi in cui può sprofondare (gli altri) una personalità priva di remore fomentata da un sistema amorale; in parte thriller serrato, soprattutto nel crescendo di tensione nella seconda parte, quando seguiamo la folle intuizione di Lou per imprimere il salto di qualità alla sua carriera in barba non solo all'etica, ma stavolta anche alla legge.

 

Jake Gyllenhaal

Lo sciacallo (2014): Jake Gyllenhaal

 

Il film si regge sulle spalle di uno stupefacente Jake Gyllenhall, onnipresente in ogni scena, dimagrito all'osso (una sua decisione interpretativa per dare al personaggio l'aspetto di coyote affamato), sguardo allucinato e volto incavato (in più di una scena ho pensato che possa essere servito da ispirazione a Joaquin Phoenix per il suo Joker), sorriso falso di chi tenta perpetuamente di fregarti, delinea con disturbante efficacia un anti-eroe sociopatico. Fin dalla prima scena, in cui rapina un guardiano notturno, Lou non ha nulla per cui si possa simpatizzare: non è un personaggio traviato da un sistema corrotto, ma d'altro canto non è nemmeno lui a inventare tale sistema: si limita ad adattarvisi perfettamente, portandone alle estreme conseguenze la logica. Nonostante la sua sgradevolezza, per merito di sceneggiatura ed interpretazione, dalla sua famelica e feroce spregiudicatezza e dalla persistenza con cui persegue, anche lavorando duro, i suoi obiettivi rimaniamo tuttavia come ipnotizzati, incollati allo schermo per scoprire oltre quali limiti riuscirà a spingersi: quando si fronteggia con l'assassino uscito dall'auto ribaltata non si potrebbe dire chi dei due sia il mostro peggiore.

 

 

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