Regia di Dan Gilroy vedi scheda film
L'immagine, la sua pornografia mediatica, filtrata attraverso cineprese digitali adoperate come fucili d'assalto, è al centro di quest'opera di Dan Gilroy, uno che col thriller e il cinema d'azione ci sa discretamente fare. Qui il discorso è molto più complesso di un semplice thriller movie, o "noir" vista la luce quasi perennemente notturna, qui entrano in ballo deontologia, televisione, politica, affari e cinismo, tutte linee teoretiche tese fra un Jake Gyllenhaal quasi spiritato, demoniaco cameraman free lance, e il suo alter ego femminile, una Rene Russo responsabile senza scrupoli di una delle tante emittenti televisive americane (ma ormai non solo) che si cibano del sangue, dei cadaveri, delle fiamme, per fare soldi e incubare la paura e il terrore negli spettatori. Su queste due tensioni, su questo baccanale putrido, Gilroy costruisce un film che tarda a ingranare, gli regala una bella atmosfera, ottimi attori, una degna Los Angeles notturna, ma per tutta la prima ora mi sono annoiato a morte, aspettando lo scatto decisivo, che arriva, parzialmente, nella seconda ora, sotto forma di sequenze di notevole qualità cinematografica e di un intreccio vagamente più interessante. Non è, a parer mio, un film così memorabile come si tende a far passare: l'argomento, per quanto interessante e attuale, è già, per grandi linee, conosciuto e l'aberrazione fra informazione, necessità di share televisivo, soldi e storie quanto più possibili orride e sensazionali, è cosa che è sotto gli occhi di tutti e quindi l'urlo di denuncia si perde un poco, nonostante colpisca basso. Il resto è buon cinema, senz'altro, ma quasi nulla mi ha fatto sobbalzare sulla sedia. E Gyllenhaal continua a non piacermi. Merita, comunque, una visione.
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