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Lo sciacallo

Regia di Dan Gilroy vedi scheda film

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La recensione su Lo sciacallo

di giorgiobarbarotta
8 stelle

Lo sciacallo si nutre delle carogne, e sciacallo è colui che trae vantaggio dalle disgrazie altrui, oltre ad essere il dio della morte egizio. Lo Sciacallo in questione è Lou Bloom, ladruncolo da quattro soldi, sociopatico arrivista. Solitario, vaga di notte in auto e studia via web il proprio frasario da manuale del mondo del lavoro, ipocrita, amorale, spietatamente capitalista. Sul luogo di un tremendo incidente stradale scopre il potere delle immagini e da lì capisce la propria vocazione al lavoro di video reporter. Jake Gyllenhaal è impressionante, volto scavato, segnato da nere occhiaie e sguardo fisso e disturbato. È inarrestabile nella scalata al successo attraverso la conquista delle riprese più cruenti da vendere al migliore offerente televisivo. Fa fuori colleghi, ricatta dirigenti, se ne frega altamente dell'etica professionale, inganna persino le forze dell'ordine, gioca con le vite altrui. Ma ciò che spaventa di più è l'oliato meccanismo pronto a compiacere la gola di un pubblico sempre più avvezzo al macabro attraverso i mezzi d'informazione. Un film che svela iperealisticamente il dietro le quinte delle nostre abitudini quotidiane: accendere uno schermo e assecondare la morbosa abitudine a curiosare nelle altrui sciagure. Al peggio non v'è mai fine, mentre l'asticella del tollerabile si innalza sempre più trincerandosi dietro il diritto di cronaca. Tra Shrader, Cronemberg, Scorsese e Mann. Maledetti media. Esordio di tutto rispetto di Dan Gilroy alla regia.

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