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Lo sciacallo

Regia di Dan Gilroy vedi scheda film

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La recensione su Lo sciacallo

di emil
8 stelle

 Louis Bloom e' figlio di nessuno. Non si sa chi sia ne da dove venga. Vive di espedienti, di piccoli furti, aggirandosi per L.A. alla ricerca dell'occasione giusta per la svolta, fino a quando si reinventa casualmente free lance di cronaca nera, vendendo filmati di sangue ("il sangue attira") ai crudeli network televisivi. Un business di infinite possibilita', ma anche un mondo di squali, dove serve il filmato "giusto" per alzare gli ascolti. Come a dire che la sofferenza sbagliata non interessa a nessuno. Occhi da nosferatu e sorriso da rettile Bloom, interpretato magistralmente da un equlibrato e sempre piu' maturo Gyllenhaal, si erge ad esteta della ripresa, monumento al cinismo che pervade la nostra societa ed i rapporti tra individui che di essa fanno parte, insostituibile rotella di un meccanismo piu' grande ed ancor piu' spietato. Bianco come un vampiro infesta in lungo e largo le strade di una Los Angeles digitale e cupa, decorata da neon sfavillanti e luci, non solo di palazzi ed abitazioni, ma anche di videocamere e flash; sono quelle di altri avidi reporter in cerca dello scoop, gli avvoltoi della notte in attesa del lugubre pasto da consumare. Ma Bloom seppur accomunato dallo stesso lavoro e' diverso, non vuole legarsi a loro ne fraternizzare in alcun modo. Non gli importa, non gli serve, proprio ora che si e' preso da solo la sua rivincita. Niente sogno americano quindi per Gilroy, che ammanta la storia di un'angoscia penetrante, nell'ansia di farci osservare, come vouyer incalliti, la prossima mossa del protagonista, a cui non importa sentire I'll disprezzo della gente, deciso com'e' a giocare pericolosamente al rialzo, a qualunque costo e senza provare rimorso. "Non vi chiedero' di fare niente di quello che io non farei", dice nel finale. E' la prova che per lui non c'e' redenzione.

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