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Lo sciacallo

Regia di Dan Gilroy vedi scheda film

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La recensione su Lo sciacallo

di mc 5
10 stelle

Ci voleva proprio un bel film come questo, se non altro per smuovere un attimo il clima generale, leggermente "bloccato" dalla ossessione che ha contagiato un pò tutti per "Interstellar", film che pareva per molti il film "definitivo" della stagione, quello che "dopo niente sarà più lo stesso". E invece ribadisco che il suddetto film mi è piaciuto (e anche molto) ma direi anche sopravvalutato. Per cui, fra l'altro, dopo aver letto in proposito solo recensioni molto generose, mi sono accostato a questa visione non privo di buone aspettative. Tutte ampiamente ricompensate da una pellicola ficcante, rigorosa, insinuante. E' un film che ti entra dentro, questo "Sciacallo", ti coinvolge, e ti mette anche un pò di ansia, perchè vuoi vedere fino a che punto si può spingere quest'uomo tremendo. Louis Bloom, credo di poterlo dire, è una merda d'uomo e riesce a farsi detestare fin da subito. Ho usato un termine forte ma come altro avrei potuto definire un essere che concentra i peggiori istinti? Lo vediamo all'inizio che, da precario che "fa lavoretti", sta rubando rame in un cantiere ferroviario, poi l'incontro con un poliziotto che lo blocca ma su cui Louis ha la meglio. Poi lo vediamo che va in giro a cercare situazioni per i suoi "lavoretti" , ma si sa vendere molto male (è tonto e sbruffone insieme) e non combina nulla. Ma questo ladruncolo in realtà nasconde un'ambizione: diventare operatore che riprende scene di incidenti e rapine per poi ricavarne filmati truci che venderà alle Compagnie televisive. E qui bisogna aprire una parentesi. Non conosco la realtà delle tv private americane, ma da questo film risulta evidente che in USA sono molto seguite e si fanno una concorrenza spietata quelle emittenti specializzate in Cronaca diciamo "pulp", con dettagli macabri sulle vittime di aggressioni o di incidenti stradali. Detto in altri termini, la gente "vuole vedere il sangue". E potrei notare che per fortuna in Italia ancora non siamo a questi livelli, qui al massimo (in questo campo) la cronaca racconta di Zio Michele o di Rosa e Olindo, ma senza troppo indulgere su risvolti morbosi o su dettagli truci. Insomma, fatto sta che Lou comincia a realizzare il suo sogno, realizza video piuttosto duri e prova a venderli ad una TV. La cosa che più colpisce lo spettatore -al di là delle critica sociale sui media che risulta più che evidente pur senza che l'ottimo Dan Gilroy (regista e autore della sceneggiatura) prenda una posizione "contro"- è senza dubbio la personalità disturbata di Lou. Si tratta di una persona vigliacca, tendente a bluffare e ad ingannare pur di ottenere ciò che si prefigge. Ed è perfino imbarazzante nella sua sconcertante pochezza d'uomo (è davvero penoso vederlo mentre in un ristorante corteggia una donna secondo criteri che non saprei come definire, tra il goffo e il furbastro). Sì perchè Lou questo è: un concentrato di furbizia e di idiozia, e occorre vedere il film per capire che intendo. Riflettori puntati sul mondo delle TV peivate americane basate sui fatti efferati di Cronaca e sulla spietata concorrenza di queste ad aggiudicarsi reportage esclusivi che mostrano corpi inanimati ancora caldi. Il film è appassionante e dunque molto meglio che io mi fermi qui per non condizionarne la visione. Pellicola asciutta, senza fronzoli, che va dritto al sodo, proprio come il disinvolto e spregiudicatissimo protagonista. Un Jake Gyllenhaal che entra alla perfezione in questo personaggio di uomo freddo e disturbato. E poi una affascinante Rene Russo, la direttrice dei programmi che favorisce la trionfale carriera di Lou (due cose su di lei: immagino abbia più anni di quanti ne dimostra perchè è una vita che la vedo impegnata sul fronte di Hollywood....e infine, beh, è la moglie del regista). Sullo sfondo una Los Angeles buia, bugiarda, falsa e malefica. Insomma, tutti bravi, ma una nota di merito particolare al regista (e autore) per aver saputo focalizzare magistralmente un piccolo trattato di sociologia dei media anche se molto ben nascosto sotto una bella veste da thriller-noir. Ah dimenticavo, ad uso e consumo dei cinefili, qualcuno potrà -se vorrà farlo- cogliere spunti che portano a Cronenberg ma soprattutto a Michael Mann.

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