Regia di Dan Gilroy vedi scheda film
Nella Los Angeles notturna s'aggira un "vampiro",assetato di tragedie da "reality", ovvero la "classica" notizia
truce,di quelle da botto d'audience.....
E' Lou Bloom,giovane alienato e insonne, alla ricerca dell'occasione che lo elevi dalla vita grigia da disoccupato,un "invenzione" di sè che passa da ladruncolo di ferraglie da rivendere al ribasso,per poi riciclarsi nei panni di "cameraman" freelance,di quelli da primo istante,alle calcagne di colpi da sparo e ferite aperte.L'importante è immortalare l'attimo,l'immagine piu' efferata o truculenta di una vittima morente viene catturata da Lou come una "preda" da sbattere in orrendi "Tg" da prima serata.
E' un fantastico Jake Gyllenhaal a dar vita ad un personaggio controverso,figura moderna e arrivista in pieno stile "Quinto potere",un ambizioso dalla mente deviata, disposto a tutto per arrivare "al vertice",anche ad abbattere ostacoli e rivali sul proprio cammino.Tutto passa da patinati studi televisivi,al cui comando vi è la stagionata Nina (Renè Russo) una direttrice tv senza scrupoli,"alter-ego" femminile di Lou che non esita nello spudorato tentativo di sedurre la donna.
"The Nightcrawler" vive cosi' nella delirante prova di Gyllenhaal,"paladino" notturno a caccia d'audience,sguardo spiritato e capello untuoso,un attore che finalmente raggiunge la piena maturita' artistica,palesandone le sorti di una vicenda serrata,tesa e "palpitante" nei fotogrammi che trasmette.Ma vi è molto di piu',c'è un esordio registico promettente,di una mano talentuosa e sicura nel costruire atmosfere spaesanti,figlie di "network" televisivi dal quale sono tutti assuefatti.
La tv moderna è un qualcosa di tangibile,un "Quinto potere" sprezzante e corrosivo,dove non esiste etica,ma solo cifre e bilanci innegiati a pie' pari dalla direttrice TV Nina, seducente "Milf" interpretata dalla brava Renè Russo,il cui personaggio vive di paralleli con l'arrivista Faye Dunaway del capolavoro di Lumet del 1976.Il film di Lumet era pero' un invettiva contro il mondo televisivo,ora siamo dalle parti d'uno "psico-thriller", piu' che sottolineare critiche o retoriche Gilroy parte dall'arrivismo di un personaggio ai limiti dello spregevole.Lou Bloom è il risultato della modernita',della crisi globale generante orde di alienati o psicopatici,un moderno Travis Bickle,solo piu' astuto e meno dolente,nel quale non esiste emozione o empatia,ma solo una ricerca forsennata dell'attimo giusto , nefasto e doloroso da rivendere al miglior offerente.La gente e le relazioni paiono non appartenere a un personaggio "vertiginoso" in senso negativo,Lou "sottolinea" visceralmente al suo "segretario" Rick (Riz Ahmed) un manifesto odio nei confronti della "gente comune".
Emozioni gelide, ospitate dal naturale set di una Los Angeles notturna e periferica, invasa di sparatorie e killer ispanici, sensazionali incidenti d'auto e sopratutto di cadaveri sfregiati sull'asfalto, lo spiritato Lou è sempre in agguato nel cogliere primi piani da ultimo sussulto,"voyeuristico" e da dare in pasto agli squali da "prima serata."
Dello "Sciacallo" rimane la morsa viscida d'un arrivista che (purtroppo) ce la fa,non esistono espiazioni ma solo mercenarie collusioni, qualcosa di amaro e in piena sintonia con la vicenda, fotografia vivida e potente di un film "pop", geniale nel creare mestizie e furbizie innestate in un ottimo thriller che accoglie una miscela di generi:dalla lettura sociale (e psicologica) al sensazionalismo sino ad arrivare al finale strettamente "garantista" che non piacera' ai piu',ma è sicuramente qualcosa di molto realistico ,piu' di quanto si possa credere.Un film imperdibile, interessante nella costruzione del "singolo" rapportato al mondo circostante, col personaggio di Gyllhenaal come una delle tante solitudini odierne,maschera che s'inventa da sè per (sopra)vivere al cinismo della nostra (triste) modernita' al gusto di "etere".......Anche se uno come lo "Sciacallo" Lou è l'essenza stessa della moderna perversione televisiva.....
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