Regia di John Erick Dowdle vedi scheda film
Thriller adrenalinico ma anche molto povero dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi e di una rappresentazione dell’ambientazione e del contesto socio-politico. È scritto e diretto da John Erick Dowdle, regista in passato di horror non memorabili come Necropolis, Devil e Quarantena: e in effetti certe reminiscenze horror si avvertono dalla mano “pesante” con cui il regista statunitense racconta le violenze che man mano prendono piede a Bangkok, dopo un imprevisto colpo di mano mostrato in una sorta di prologo alla narrazione. Dowdle gira quasi sempre con la macchina a mano: ne deriva un certo effetto di realismo che sembra un’eredità di tutto il filone horror post Paranormal Activity (tecnica di ripresa già utilizzata in Necropolis), non risparmia allo spettatore una certa dose di sangue e mette al centro della narrazione la fuga di Jack Dwyer (Owen Wilson, strano vederlo in un ruolo fortemente drammatico) e della sua famiglia da pazzi assassini armati di coltelli e fucili. Dapprima la rocambolesca fuga dall’hotel di lusso in cui appena arrivati, poi il tentativo di riparare nell’ambasciata americana e quindi l’incontro fortuito con il personaggio di un disincantato Pierce Brosnan che cerca di riassumere in poche battute i motivi della sollevazione popolare. Spiegazione tanto banale quanto discutibile dal punto di vista socio-politico e che comunque incide pochissimo in termini strettamente di narrazione.
Pur confezionato con una certa professionalità, No Escape non è tanto lontano da certi B movie degli anni 80, roba sbertucciata, spesso giustamente, da critici e addetti ai lavori. I film con Mark Dudikoff, Steven Seagal, Jean-Claude Van Damme, lo stesso Chuck Norris: mediocri o discreti film d’azione con una storia cucita attorno a un protagonista più o meno carismatico e un contesto storico di riferimento appena abbozzato, spesso per fare semplicemente “colore”. Così è anche No Escape, sulla carta lavoro interessante anche per le possibili letture politiche (i terroristi che, armati di machete, assaltano gli hotel per colpire i turisti è cronaca, non fiction), in realtà più che altro per una mediocrità di sceneggiatura, un semplice film su una fuga impossibile tutta costruita su un attore che ci mette pure l’impegno ma è privo del carisma e dell’impatto scenico dei bravi “tipacci” di cui sopra.
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