Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
La linearità di racconto utilizzata da Damien Chazelle in Whiplash, esaltata da un montaggio serrato (ho contato solo una fase discendete di attenzione), rendono la pellicola paragonabile ad un unico ed ampio spasmo visivo.
Laddove la musica è il fulcro centrale del racconto, l'intera pellicola stessa è come una composizione musicale che parte adagio, si sofferma nel mezzo e si irradia nel finale in crescendo che è un'unca sequenza spasmodica di un'esibizione.
La determinazione, l'esaltazione del talento attraverso lo spronare che passa dall'umiliazione, finiscono per essere solo strumenti necessari per comprendere l'opera in toto.
Lo sguardo truce di J.K. Simons che si incolla nell'ingenuità determinata di Miles Teller, sono il connubio perfetto per permettere al film di compiere la sua opera: arrivare ad essere capita da tutti e percepita nella sua essenza.
Anche la durata, poco più di novanta minuti, contribuisce a rendere la visione non oppressiva; considerando il fatto che la trama è totalmente basata sul rapporto ostico di un professore di musica e di un alunno dotato con la batteria, potrebbe finire per essere percepita una certa monotonia che, proprio mentre sta per apparire, viene spazzata via dagli improvvisi e inaspettati titoli di coda che chiudono il film proprio nel momento più alto della sinfonia e della sintonia che si crea tra i due protagonisti finalmente in comunione.
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