Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
Nella visione di Damien Chazelle, divisa fra vecchiume accademico e arroganza hipster, il sogno americano è una becera lotta darwiniana per il successo.
Il maestro J. K. Simmons fa lo stronzo con l'allievo Miles Teller, ma niente paura: sotto sotto è un simpaticone e lo fa solo per insegnargli che per essere i più grandi bisogna imparare a distruggere i più deboli. Nella visione di Damien Chazelle, divisa fra vecchiume accademico e arroganza hipster (e suggellata da un ributtante sguardo di intesa tra i due protagonisti nelle ultime inquadrature), il sogno americano è una becera lotta darwiniana per il successo: meglio morire bastardi ma celebri che gentili ma sconosciuti, per riassumere. Chiunque si sia illuso che quella di Chazelle sia in realtà una riflessione su come l'arte possa nascere soltanto dalla violenza o dal dolore (discorso a suo modo interessante, se sviluppato in tutt'altro modo) ha visto Whiplash con gli occhi foderati di prosciutto: a parlare per il regista è l'elemento autobiografico (da lui stesso confermato), che indica come Chazelle si identifichi completamente col personaggio di Teller. Il peggio, a dirla tutta, non sono le (parecchie) virate narrative imbarazzanti (l'incidente automobilistico e i suoi effetti), ma l'idea (tremenda) che la musica non abbia niente a che fare col piacere o la passione e che sia soltanto una questione di fatica, di sangue che cola e di tempi matematici da rispettare assolutamente. E che l'unico mezzo per la gloria sia ingoiare tonnellate di escrementi (ovvero accettare qualsiasi tipo di umiliazione), per poi risputarli sugli altri una volta raggiunto l'agognato obiettivo. A parte le ottime performance attoriali (gettate al vento) e una buona confezione (con un montaggio orchestrato alla stregua di un "pezzo jazz filmato", con i suoi rilassamenti e le sue impennate), questo film è soltanto la palese dimostrazione – anche a livello di trama – che la perfezione (leggasi: La La Land) si agguanta sempre al prezzo di cocenti e grossolani passi falsi.
La colonna musicale di Justin Hurwitz propone l'esecuzione in presa diretta di classici del jazz come quello (di Hank Levi) che dà il titolo al film o Caravan di Duke Ellington e Juan Tizol.
Voto: 4 — Film MEDIOCRE
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