Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
Il caos che diventa ordine, l'ordine che diventa caos.
Quanto è sottile la differenza tra passione e ossessione, quando a volte si mette a fuoco quell'obiettivo che viene prefissato per poi cadere, pensare di non farcela e cercare di essere all'altezza di quello che si vuol diventare e fare. Nel rincorrere i sogni il percorso non è semplice per nessuno, soprattutto se un professore non ti regala niente, soprattutto se il talento connesso all'umiltà si trasformano in superbia che plasma te stesso, il mondo intorno a te e gli affetti che ruotano nel tuo emisfero. La vita si basa sulle passioni delle persone, ma come ogni sentimento forte va controllato, va tenuto a bada, perchè il tuo "Colpo di frusta" o sarà quello che ti darà la spinta necessaria per prendere al volo quell'occasione, o sarà la discesa e la caduta verso il baratro più oscuro.
La batteria vibra, la gran cassa, sprezzante della quiete del Conservatorio Shaffer, rimbomba di colpi assestati a ritmo di jazz, la bacchetta manda in visibilio il rullante che risuona per i corridoi della struttura di Manatthan per poi lasciarsi cullare e adagiare sul piatto che rintocca come un orologio che scandisce velocemente l'ora rimbombando delicatamente. Il sudore sgorga su tutto il corpo di Andrew Neiman (Miles Teller) che si ferma solo quando, sulla porta, vede la sagoma ingombrante e carismatica del Professor Terence Fletcher (J.K. Simmons) direttore di una delle migliori orchestre del conservatorio. I due vengono subito ad un contatto emotivo e fisico che si protrarrà e svilupperà durante tutta la pellicola.
Diretto dal giovane regista statunitense Damien Chazelle e vincitore agli Oscar 2015 per le categorie "Miglior montaggio", "Miglior sonoro" e "Miglior Attore non protagonista", Whiplash racchiude la maggior parte della sua essenza nella scena iniziale, in cui tutti gli elementi fisici e materiali sullo sfondo sono i veri protagonisti di questa storia in cui il talento e l'insegnamento, per svilupparlo e renderlo tale, ci trasmettono la sensazione di quanto il vero talento sia difficile da forgiare e di quanto il talento stesso debba avere un carattere di ferro e voglia di mettersi in gioco per poter fare quel salto di qualità che lo consacra alla vita e al mondo.
Andrew riesce ad entrare a far parte dell'orchestra del Conservatorio grazie a Fletcher, giocandosi il posto di primo batterista con uno studente di nome Tunner. Le prime prove cominciano a farci capire di che pasta è fatto Fletcher che porta quasi all'esasperazione Andrew tirandogli un piatto e prendendolo a schiaffi ogni volta che il Tempo è sbagliato.
"Not my Tempo" è la frase che risuona per i corriodoi facendo tremare le pareti e la stabilità emotiva di Andrew che già fragile ed introverso si trova subito a far i conti tra i sogni e il duro allenamento che gli è stato riservato per raggiungerli. Fletcher è intransigente, il suo orecchio riesce a scindere qualsiasi tipo di suono e la sua mente è solo votata a spremere i suoi talenti per portarli al limite e oltre le loro aspettative.
In seguito, durante la partecipazione ad un importante concorso, Tunner perde lo spartito musicale e, non ricordandosi la parte a memoria, fa si che gli subentri Andrew che grazie al duro allenamento si prende il primo posto da batterista dell'orchestra del Conservatorio.
L'umiltà di Andrew comincia a vacillare, a far capire quanto sia incentrato su sè stesso e in parte anche egoista ci pensa la figura femminile di Nicole (Melissa Benoist) conosciuta in un cinema e l'arrivo nell'orchestra di un terzo batterista che mette ancor di più a dura prova i suoi nervi facendo venir fuori la sua frustrazione e la sua superbia riguardo una competizione che non lo sprona a fare meglio, ma semplicemente a elevarsi al di sopra di chiunque altro e quindi a cadere in quel baratro che lo fa urtare contro tutto ciò su cui aveva scommesso.
Andrew e i suoi conflitti familiari, sentimentali e professionali entrano in un turbine in cui il caos regna sovrano, dove ogni sfumatura lo rimanda all'ossessione verso la sua passione primaria e quindi a Terence Fletcher, che si trasforma da complicata guida da seguire a impedimento e insicurezza che lo metteranno in seria difficoltà sotto tutti i punti di vista. Ma la batteria suona ancora nella testa di Andrew, suona e rimbomba, perchè non c'è niente di più metaforico della figura del batterista, una figura che si dimena su di uno sgabello a ritmo di passione e amore e che ad ogni colpo trasforma un suono sordo in ritmo e precisione, il caos che diventa ordine, l'ordine che diventa caos.
Il leggendario J. K. Simmons nel ruolo del Professor Fletcher è meraviglioso, trasmettendo sfumature contrastanti del suo personaggio, così basato sul rigore e il lavoro ma pur sempre umano e con le sue debolezze, non a caso la sua interpretazione gli è valsa l'Oscar come "Miglior Attore non Protagonista" durante gli Oscar del 2015, un premio meritatissimo e ottenuto da un ruolo che sembra costruito perfettamente su di lui. Ottima anche la prova di Miles Teller nei panni del protagonista in lotta con sè stesso Andrew Neiman. Sottolineo che questo ragazzo farà parlare di sè, ciò che salta all'occhio è come la sua interpretazione cambia perfettamente rispetto al percorso che svolge Andrew dando tante chiavi di lettura e facendo vedere a tutti noi spettatori con i suoi stessi occhi la trasformazione del suo mondo e del suo personaggio aggredito da emozioni contrastanti e fragili. Bellissima la colonna sonora impreziosita dalle canzoni Jazz suonate dalla band stessa nel film con le tracce Caravan e Whiplash, autentici gioielli.
Whiplash racchiude il suo essere attraverso mani che sanguinano di passione, sudore che vibra e secchi con ghiaccio per allegerire la pesantezza del sogno. E' un pò ciò che siamo tutti, per chi ci ha provato e per chi non ci ha provato. L'allievo e il maestro, il metodo e la reazione, il resistere e il lasciare, la passione e tutti i sacrifici per alimentarla. Il talento è soggettivo, il talento è un aggettivo per etichettare qualcuno che ha qualcosa in più degli altri e la giusta conseguenza, è cercare sempre di spingerlo oltre, portarlo quasi al limite per poter raggiungere cò che egli stesso vuole, e che infondo, anche la sua guida o il suo maestro vuole per lui.
La figura guida non sempre è comprensiva o conciliante, bensì per far fuori uscire il genio ha bisogno di un approccio pratico e fisico e di un impatto emotivo totalmente differente. Un approccio che però è anche una denuncia alla società, una società che distrugge i sogni, una società che insegna il rigore e non il divertimento, una società che non sa tenere il giusto equilibrio facendo dimenticare ai grandi che sono stati bambini anche loro. Sta al talento sacrificarsi, sta al talento andare avanti, sta al talento fare i conti con sè stesso e controllare le sue emotività. Perchè ciò che viene definito talento deve avere come prima caratteristica l'umiltà e solo l'umiltà e il lavoro hanno consacrato i sogni e le passioni dei grandi talenti trasformatisi in stelle stampate nel firmamento, di qualsiasi ambito si tratti. Il talento è soggettivo, il soggetto anche.
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