Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
In origine girato come un corto, è poi stato allungato fino a farne un lungometraggio che dura ben 107 minuti che aggiungono però abbastanza poco (e rendono la storia addirittura ridondante) alla stringata sintesi dell'orginale, a mio giudizio molto più efficace.
Questo allungamento un po' forzoso, si avverte soprattutto nelle reiterate, insistitissime ripetizioni delle torture (un rapporto che sembra più volte arrivare a sfiorare le pratiche cruente del sadomasochismo) a cui viene sottoposto il giovane aspirante batterista (che arrivano persino a fargli sanguinare le nocche delle mani) dal suo inflessibile istruttore (scusatemi, ma non mi va proprio di definirlo un musicista, o pegio ancora un insegnante di musica, poichè le modalità che adotta, le angherie che rendono così feroci le sue sessioni , hanno davvero poco da spartire con quel mondo, o di quello che penso che sia o dovrebbe essere, ma sono indiscutibilmente più vicine a quelle della sfera militare ben rapprestate in un contesto più consono, anche se ugualmente aberrante, sia da Kubrick con "Full Metal Jacket" che da Taylor Hackford con "Ufficiale e gentiluomo" e Sam Mendes con "Jarhead").
Un racconto di prevarticazione al di là del genere? se la mettiamo così, potrebbe forse andare un tantino meglio, ma si tratterebbe comunque sempre di un sensazionalismo fine a sè stesso, utilizzato furbamente per colpire prima allo stomaco, e poi al cuore, lo spettatore, stimolarne l'empatia e portarlo di conseguenza a parteggiare emotivamente per la (presunta) "coraggiosa" denuncia di una forma coercitiva che oggettivamente poco e male si concilia con l'arte musicale e sa molto di più invece di un rapporto malato che mette a confronto un master senza scrupoli che si diverte ad infierire, sulle sue "vittime" , e uno slave che suo malgrado si trova costretto a subire nel suo ruolo di aspirante batterista disposto a tutto per diventare non solo bravo, ma anche famoso.
In ogni caso, una procedura che ha portato fortuna al regista (grazie alle suggestioni delle esecuzioni musicali e all'apporto fondamentale dei sui interpreti, primo fra tutti J.K Simmons che giustamente non si è lasciato sfuggire l'occasione di poter dimostre le sue eccellenti qualità di attore) visto il successo e i premi ricevuti.
La storia è quella di un volonteroso ragazzo aspirante musicista che frequenta le lezioni di batteria jazz di una rinomata scuola newyorkese. Gli tocca un insegnante che definire semplicemente durissimo nei metodi di insegnamento sembra qui essere davvero un eufemismo, visto che si tratta di un vero e proprio stronzo, una carogna inflessibile, perfida, malvagia, bieca, perversa, infida e frustrata che usa la sua posizione di docente per dominare e sa come irretire il suo succube allievo per renderlo disponibile a farsi fare quello che lui vuole. Il "maestro" chiede infatti al giovane di far parte della sua band (anzi, quasi gleilo impone) ed è così che l'ingenuo giovanotto , eccitato dall aproposta, non si rende conto che per avere detto sì, lo aspetterà una vera e propria via crucis (la parte che più mi ha disturbato) una serie di soprusi, di tormenti, e una coercizione continua sempre più pressante. L'''allenamento allarte della batteria" a cui viene sottoposto divernta così una specie di incubo (così io l'ho vissuti) che si trasforma in un'interminabile sequenza di soprusi, umiliazioni, sudore e sangue, visto che il regista ci lavora sopra con un piglio feroce che fa impallidire quello a cui vengono sottopostoe le ballerine de "Il cigno nero" di Arnofsky, il tutto realizzato con un taglio cruento che sarebbe perfetto per un allenamento pugilistico, ma che qui invece stona e non poco.
So che qualcuno ci ha visto dentro (anche in maniera significativa) le tracce per un altro tipo di lettura che utilizza la musica (ma poteva essere anche altro) per parlare soprattutto di " rapporti", di influenze e di "deizione", che io però non sono riuscito a cogliere (o forse non ho avuto sufficiente sensibilità per farlo) anche a causa di una struttura narrativa poco convincente sul piano della trama, costellata com'è di troppe sorprese e rovesciamenti di fronte.
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