Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
Film per chi rallenta ma non ha paura di affrettare. Il discordante binomio docente/discente, pare sia il vero grande protagonista, insieme alla musica, naturalmente, di un film potente e davvero molto bello, come questo Whiplash. Importante.
Ad esclusione dello straordinario Quattro minuti (2002) di Chris Kraus, negli ultimi dieci anni non si ricordano film interessanti e così forti, intorno al tema della musica, come questo, che vede protagonista il diciannovenne Andrew. Egli sogna di diventare uno dei migliori batteristi di jazz della sua generazione. La concorrenza spietata al conservatorio di Manhattan, però, dove si esercita con accanimento, vede Andrew darsi corpo e anima affinché un giorno possa entrare in una delle orchestre del conservatorio, diretta dall’inflessibile e feroce professore Terence Fletcher. Quando infine riesce nel suo intento, Andrew si lancia, sotto la sua guida, alla ricerca dell’eccellenza.
Nominato a cinque premi Oscar (miglior film, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio e miglior sonoro) e vincitore di un Golden globe (come miglior attore non protagonista per J.K.Simmons), Whiplash è un film che lascia il segno. Stupisce anche la grandezza registica di Damien Chazelle, che firma anche la sceneggiatura. Il merito, quindi, non è solo dovuto all’eccellente interpretazione dei due protagonisti (Miles Teller e J.K. Simmons), all’alchimia che si crea fra i due. Ci si pone, da subito, dinanzi ad un’opera rara. Pian piano, anche mediante i lenti e sinuosi movimenti di macchina, più aumenta il ritmo, più ci si addentra nelle vite di Andrew prima e del suo maestro dopo. Da quest’ultima, però, presto e velocemente, si vorrebbe fuggire.
Si tratta di un film da un montaggio superbo, capace di cadenzare il suo ritmo sulla nevrosi dei protagonisti. I primi piani e i dettagli sulle mani, i volti sudati ed eccitati risultano come sincopi utili per le riprese, comunque sempre costanti, a cui Andrew cerca di abbandonarsi, per essere artista di livello. L’ottima regia di Chazelle è puro servizio agli attori e alla musica, all’incontro/scontro fra il discente e il suo maestro, che incute lo stesso timore del sergente istruttore Hartman di Full metal jacket. Fra tensione, battaglie per la vittoria e lotta per diventare numeri uno si cerca, insieme ad Andrew, di superare ogni genere di limite fisico e psicologico, per la vittoria personale e quella di un maestro nei confronti di se stesso e per gli altri. Fra sudore e ansia, escoriazioni e sangue, annientamento e alienazione, Whiplash, però, non parla solo di una sfida fra o di Andrew e il suo maestro, si tratta, invece, di un film che eleva il discorso, per affrontare i massimi sistemi, in cui tutto e tutti gareggiano o esistono per la vittoria o “per essere migliore fra tutti”. A prescindere da chi dirige, ognuno riceve “la spinta oltre ciò che si possa immaginare”, e in un certo qual modo, tutti, alla fine, ci si sente un po’ Charlie Parker.
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