Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
Prima di essere un Flashdance con la batteria o un Full Metal Jacket al conservatorio, l’opera seconda di Damien Chazelle è un film sul compromesso. Su quanto in là ci si possa spingere per fare arte secondo le proprie ambizioni, proteggendone la purezza da qualsiasi limite esterno. Sono parimenti alter ego del regista i due protagonisti: il giovane batterista deciso a sacrificare affetti e salute per raggiungere il top, e il maniacale docente che usa l’umiliazione per cavare il massimo dai musicisti. La grandezza del film, costruito come un duello - letteralmente - sanguinoso, è nella scintilla di riconoscimento fra simili che i due antagonisti vedono scattare, loro malgrado: sono uguali, ugualmente cultori di un’idea di arte che non scenda a compromessi. Chazelle, classe 1985, cresciuto a pane e Cassavetes, viene da un esordio (Guy and Madeline on a Park Bench) che con disinvolta arroganza innestava aperture da musical hollywoodiano su un dispositivo da Nouvelle vague;?è anche sceneggiatore di un altro film-concerto incardinato sul rapporto fra musica e umane ossessioni (Il ricatto). Whiplash - il più basso incasso mai arrivato alla nomination all’Oscar, girato e montato in 10 settimane, con un attore (Miles Teller, ottimo) che suona dal vivo e versa vero sangue sul set - è il suo manifesto, un’opera che grida le sue convinzioni, dilatando le performance live fino all’esaurimento, rivendicando il diritto di credere a un cinema duro e puro.
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