Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
'Whiplash' è il sorprendente secondo film di Damien Chazelle, giovane regista nativo di Providence (città natale di H.P. Lovecraft), presumo patito della musica Jazz, dato che al centro della sua opera prima c'era un trombettista e il suo prossimo lavoro, 'La La Land' - attualmente in preproduzione - sarà dedicato ad un pianista, sempre nell'ambito di questo tipo di musica.
Qui il protagonista è Andrew, un giovane batterista (Miles Teller) ossessionato dall'idea di diventare 'uno dei grandi', come dice lui: per farlo si iscrive a uno dei Conservatori più duri d'America ed entra poi nella band diretta dall'inflessibile Fletcher (J.K. Simmons), che lo sottoporrà ad un addestramento in stile 'Full Metal Jacket'.
'Whiplash' è un entusiasmante e trascinante tour de force nel mondo del jazz, visto però da una prospettiva inusuale, poiché, contrariamente ad altre opere sull'argomento - 'Bird' piuttosto che 'Round Midnight' - racconta gli sforzi, la fatica, il sudore e le lacrime versate durante prove ripetitive, estenuanti e massacranti - tanto dal punto di vista fisico quanto ancor più da quello psicologico - le delusioni subite alternate ai momenti di gioia, la tensione prima di una rappresentazione importante; tutti argomenti che, in altre opere, pur di pregevole fattura come le suddette, venivano tralasciati per concentrare invece l'attenzione su personaggi autodistruttivi, circondati da un aura di 'maledettismo', dotati di grande talento ma dissipato per altri motivi come l'alcool o le droghe o l'amore per una donna.
A Damien Chazelle invece, che scrive anche la sceneggiatura, tutto questo non interessa e filma da un lato l'autentica ossessione di Andrew per suonare la batteria in un'orchestra jazz, cosa questa non molto accettata dai famigliari e che gli costa anche la fine di una relazione appena iniziata con una ragazza, e dall'altro l'incontro-scontro di costui con il direttore Fletcher, un sergente Hartman della sala di musica, il quale a furia di urla e insulti (e addirittura a lanci di oggetti) mette a dura prova tutti i suoi allievi e Andrew in particolare, per spingerlo a dare sempre di più, portandolo al limite, mettendolo in competizione con gli altri, per ottenere un risultato che deve coincidere con la perfezione.
Ma, in una curiosa analogia con il film di Kubrick, non tutti percepiscono lo spirito dell'insegnante allo stesso modo e ciò causerà sviluppi imprevisti alla vicenda.
Lo stile dell'autore è virtuosistico come gli assoli di batteria che si vedono (e soprattutto si sentono) durante il film, con l'alternarsi di scene dal ritmo compassato, come l'incipit filmato con un lento carrello in avanti, alla maggior parte delle altre filmate facendo ricorso ad un montaggio frenetico e sincopato, con dettagli delle mani di Andrew che arrivano a sanguinare per la frenesia e la reiterazione senza sosta del gesto, sulla spinta delle grida di Fletcher, coi due pezzi di bravura inseriti uno durante le prove e l'altro nell'esibizione finale.
Un unico difetto da me riscontrato sta nella stori(ell)a d'amore cucita alla bell'è meglio tra il ragazzo e la cassiera del cinema Nicole (Melissa Benoist), che toglie tensione alla storia e viene risolta in modo frettoloso.
Per il resto, bravo lo sconosciuto Miles Teller nel rappresentare la voglia di affermazione in qualcosa in cui crede ciecamente e straordinario J.K. Simmons in un ruolo da caratterista che gli dà quella visibilità che tanti dei suoi personaggi, mirabilmente interpretati, non avevano potuto dargli unicamente per lo scarso minutaggio: con questa prova (non solo per l'eventuale Oscar nel quale al momento parte da favorito tra i non protagonisti) entrerà certamente nell'immaginario cinematografico degli ultimi anni.
Voto: 8 (visto in v.o.s.).
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