Trama
Andrew, studente di primo anno al college, è disposto a tutto pur di diventare un famoso batterista jazz. I suoi sforzi e il suo impegno sono messi però a dura prova dagli estremi metodi di insegnamento dell'eccentrico professor Fletcher. Condotto quasi sull'orlo della follia, Andrew dovrà imparare a credere in se stesso e aver fede nella musica per far scintillare il talento nel quale Fletcher ripone fiducia.
Approfondimento
WHIPLASH: LA PAURA DELLA MUSICA
Scritto e diretto da Damien Chazelle, Whiplash racconta la storia di Andrew Neiman, giovane e ambizioso batterista jazz il cui unico obiettivo è quello di essere all'altezza della scuola musicale d'élite che frequenta. Tormentato dalla carriera di scrittore fallito del padre, Andrew fatica notte e giorno per diventare un grande musicista quando viene scoperto da Terence Fletcher, un istruttore noto per le sue doti di insegnamento e per i suoi metodi terrificanti. A capo dell'ensemble della scuola, Fletcher prende Andrew nella sua band, cambiandogli per sempre l'esistenza. Da quel momento in poi, infatti, la passione di Andrew per la perfezione si tramuta rapidamente in ossessione, spinto sull'orlo delle sue abilità e della sanità mentale dallo stesso insegnante.
Con la direzione della fotografia di Sharone Meir, le scenografie di Melanie Jones, i costumi di Lisa Norcia e le musiche originali di Justin Hurwitz, Whiplash ha per protagonisti principali il giovane attore Miles Teller nei panni di Andrew e il veterano J.K. Simmons in quelli dell'insegnante Fletcher. L'anomalo rapporto che si instaura tra docente e allievo fa di Whiplash un film sulla musica molto diverso da quelli che si è abituati a vedere, come ha tenuto a precisare il regista in occasione della presentazione dell'opera al Sundance 2014 (dove ha rimediato il premio del pubblico): «Ci sono molti film sulla gioia della musica. Da giovane batterista che ha fatto parte di un'orchestra liceale in stile conservatorio, so però bene quale è il sentimento più frequente che si prova: la paura. La paura di perdere un colpo. La paura di perdere il ritmo. E, soprattutto, la paura del direttore d'orchestra. Con Whiplash ho voluto realizzare un film sulla musica che sembrasse un film sulla guerra o un film di gangster, in cui le armi sono sostituite dagli strumenti, le parole risuonano violente come pistole e l'azione anziché sul campo di battaglia ha luogo in una sala prove di una scuola o sul palco di un concerto.
La leggenda del jazz che mi ha sempre incuriosito maggiormente è quella del giovane Charlie Parker. Se qualcuno avesse chiesto ai sedicenni o diciassettenni, coetanei di Parker, di Kansas City chi sarebbe tra di loro diventato il più grande musicista della loro generazione, nessuno avrebbe scelto Charlie. Eppure, in qualche modo, è accaduta qualcosa nella tarda adolescenza di Charlie che lo ha portato all'età di 19 anni a suonare la più grande musica mai sentita prima. Come è potuto succedere? Beh, dicono che una notte Charlie abbia partecipato a una sessione musicale al Reno Club e abbia eseguito, con scarsi risultati, il suo assolo: si dice che come conseguenza il batterista dell'orchestra del locale gli abbia lanciato in testa un piatto e che il pubblico lo abbia deriso. Sempre secondo tale racconto, Charlie pare che sia andato a letto in lacrime e che abbia cominciato a pensare alla sua rivalsa. L'anno successivo, ha cominciato a esercitarsi come un pazzo per ritornare poi al Reno ed entusiasmare il mondo.
Da liceale, trascorrevo ore e ore ogni giorno rinchiuso in uno scantinato insonorizzato, suonando la batteria fino a quando le mie mani non sanguinavano, sognando di avere la stessa trasformazione di Parker. A spronarmi era il direttore d'orchestra della mia scuola, l'uomo dalle larghe vedute che era riuscito a trasformare una band di jazz alle prime armi di una scuola pubblica del New Jersey nel miglior gruppo scolastico della nazione (secondo il Down Beat Magazine) chiamato a suonare a due inaugurazioni presidenziali e ad aprire il JVC Jazz Festival di New York. Per anni, suonare la batteria è stato la mia vita e nella mia mente associavo la musica non con il divertimento, l'autorealizzazione o l'intrattenimento, ma con la paura.
Guardando indietro, mi chiedo come e perché sia potuto succedere. Il mio percorso come batterista mi ha portato a onori e riconoscimenti a livello nazionale ma ricordo ancora nitidamente gli incubi, la nausea, i pasti saltati e i giorni in preda all'ansia, implicabili a uno stile di musica che solo in superficie è libertà e gioia. La cosa più importante per me in quei giorni era il legame con il mio maestro. E in Whiplash volevo esplorare proprio quello: il nostro rapporto caricato e carico di tensione. Se un insegnante ha il dovere di spingere uno studente verso la grandezza, a quale punto dovrebbe fermarsi? Forse Charlie Parker aveva bisogno dell'umiliazione pubblica per diventare ciò che è diventato? Cosa rende qualcuno un grande?
Per catturare le emozioni che ho provato nei miei anni da batterista, ho voluto girare ogni esibizione musicale del film come se fosse una questione di vita o di morte, un inseguimento in auto o una rapina in banca. Ho voluto mostrare ogni dettaglio che ricordavo: tappi per le orecchie, bacchette spezzate, mani piene di vesciche o tagli, incessanti conteggi, sudore, fatica... Allo stesso tempo, ho voluto catturare i fugaci momenti di bellezza che la musica permette: quando ad esempio si ascolta un assolo di Charlie Parker, si va in estasi. Forse è per la sofferenza che Parker ha vissuto che oggi noi, decenni dopo, godiamo di tale beatitudine? Non ne ho idea ma è una domanda che vale la pena porsi, che va oltre la musica e tocca un concetto semplice e fondamentale per ogni americano: la grandezza a tutti i costi».
Note
Chazelle, classe 1985, cresciuto a pane e Cassavetes, viene da un esordio (Guy and Madeline on a Park Bench) che con disinvolta arroganza innestava aperture da musical hollywoodiano su un dispositivo da Nouvelle vague. Whiplash - il più basso incasso mai arrivato alla nomination all’Oscar, girato e montato in 10 settimane, con un attore (Miles Teller, ottimo) che suona dal vivo e versa vero sangue sul set - è il suo manifesto, un’opera che grida le sue convinzioni, dilatando le performance live fino all’esaurimento, rivendicando il diritto di credere a un cinema duro e puro. Vincitore del Gran Premio della Giuria e del Premio del pubblico al Sundance 2014.
Trailer
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- Miglior attore non protagonista a J.K. Simmons al Premi Oscar 2015
- Miglior montaggio al Premi Oscar 2015
- Miglior sonoro al Premi Oscar 2015
Commenti (16) vedi tutti
Efficace, soprattutto alla prima visione. Un gran J.K. Simmons e Teller non è da meno. Deliziosa Melissa Benoist. Ma sopravvalutato, ad una seconda visione, pretenzioso e infine vacuo e superficiale, come tutto ciò che riguarda Chazelle. Come al solito la critica si sbronza subito e si accorge delle sole con 10 anni di ritardo. 3.5*
commento di Karl78Capolavoro e punto.
commento di AdrienBrodoNella visione di Damien Chazelle, divisa fra vecchiume accademico e arroganza hipster, il sogno americano è una becera lotta darwiniana per il successo.
leggi la recensione completa di IlGranCinematografoDue ottimi attori ed una regia sincopata come un pezzo jazz, ma più che di musica, si parla dell'incredibile narcisismo ed egotismo di certi musicanti, che pensano la musica sia il motore dell'intero universo. Voto 6.
commento di ezzo24Bello ed emozionante questo secondo film di Damien Chazelle. Eccellente la prova dei due protagonisti.
leggi la recensione completa di Furetto60uno dei peggiori e mistificatori film sulla musica mai realizzati. la quasi totalità dei musicisti che conosco (parecchi) durante e al termine del film hanno avuto moti di disgusto e violenza...e il sottoscritto con loro. ;-) una furbetta e disonesta porcata.
leggi la recensione completa di giovenostaIl ragazzo che vuole a tutti i costi diventare un grande batterista e il maestro fanatico che lo spinge sull'orlo della follia. Un po' la solita storia, ma girata bene.
commento di ENNAHOh mio Dio! Vernon Schillinger (J.K. Simmons), il bullo neo-nazi di Oz è scappato dal carcere e si è rifatto una nuova vita quale direttore d'orchestra! Si salvi chi può!! Il film certo non regala biscottini o manda messaggi d'amore al pubblico. Coraggioso.
commento di moviemanImpagabilmente noioso !
leggi la recensione completa di chribio1La musica come non la si era mai sentita al cinema,tra convinzione e crudeltà.
leggi la recensione completa di LoSqualoSicilianoAmbizione, perfezionismo, competizione: i drammi di un giovane uomo con grandi aspirazioni.
leggi la recensione completa di giansnow89bel film che però a mio parere si concentra troppo sull'aspetto ginnico dello strumento... ed il resto in fondo parliamo di Jazz improvvisazione, anima e fantasia...
commento di gacUn film da SENTIRE. Con quanti più sensi si possano racimolare. E non solo ovviamente per la musica che lo attraversa, ma anche per la tensione, il bel crescendo e LA FISICITÀ che lo contraddistinguono. Tutti elementi che tendono a trascinare lo spettatore senza richiedere sforzi extra.
leggi la recensione completa di Utente rimosso (SillyWalter)Un film che puo' saper di poco ma un J.K.Simmons impressionante lo inalza di livello
commento di PorLaSenioraaUn bel film, non memorabile, con alcuni clichè ma anche bei momenti.
leggi la recensione completa di tobanisIl caos che diventa ordine, l'ordine che diventa caos.
leggi la recensione completa di TheHangman89