Regia di Jean Adrien Espiasse vedi scheda film
Jean Adrien Espiasse non è il vecchiaccio stile Gary Oldman-Dracula che appare nella foto indicata erroneamente in questa scheda (costui è uno dei tanti attori, immagino quasi tutti improvvvisati) coinvolti in questa bizzarra e per certi versi (ma solo nelle intenzioni) lodevole impresa indipendente. E' piuttosto, il ragazzo pieno di dubbi e perplessità che ad inizio pellicola parla rivolto direttamente alla camera ed introduce o coinvolge (in modo a dire il vero piuttosto bizzarro e narrativamente non proprio convincente) il nostro giovane, biondo e straniato protagonista Jacques, in un incubo labirintico che inizia da una banale caduta in un tombino in una via centrale parigina. L'incidente porta il giovane anziché nelle fogne, come sarebbe naturale aspettarsi, in un mondo parallelo sopraffatto dalla malvagità di un anziano vegliardo sessuomane difeso da un manipolo di baldi ragazzi e ragazze spadaccini. Un sogno onirico tortuoso e pressante come solo a volte i veri incubi sanno esserlo. Un viaggio nell'orrore della sopraffaziine e dell'ingiustizia che parte da un sentimento di impotenza ed insoddisfaziine celato "ben profond dans ton ame", come recita il titolo originale. Ma la realizzazione, indubbiamente povera, poverissima, pur aguzzando l'ingegno con soluzioni talvolta sin ammirevoli, scivola in macchinaziini ripetitive, artificiose e puerili dove una fotografia sciatta da telenovela appiattisce le emozioni e dove l'istrionismo solo a tratti lodevole di un versatile Gunther Van Severen - protagonista prestante, atletico e disinvolto che ricorda a tratti negli occhi cerulei sgranati e nel fisico asciutto e scattante la follia di Malcolm McDowell nell'arancia kubrickiana - non aiuta a rendere soffocante e ripetitivo un contesto che si sarebbe fatto apprezzare un un corto da quindici minuti. Peccato perché forme del genere di cinema assolutamente indipendente, dalla produzione alla distribuzione, vanno sicuramente incoraggiate, agevolate, condivise.
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