Regia di Gary Shore vedi scheda film
Ancora su Dracula. Incredibile. Per quanto sia difficile - per non dire impossibile - fare peggio dell'ultima fatica argentiana (d'indicibile pochezza), ciò non sta a significare che si possa accettare di buon grado qualsiasi ulteriore rivisitazione della figura del mitico vampiro.
Del quale qui, addirittura, autori e produttori hanno la pretesa di raccontarne quello che non è stato mai fatto prima: le origini del sortilegio vampiresco, le condizioni in cui è maturata la discesa negli inferi del principe Vlad. Solo una pretesa, appunto, perché al massimo l'ideuzza (che di originale ha ben poco) altro non è che la miccetta (corta) per accendere l'ennesima "esplosiva" giostra hollywoodiana sul quale far salire leggendari personaggi fiabeschi appartenenti all'immaginario collettivo.
Così, con la scusa di "umanizzare" il signore delle tenebre, descrivendone patemi e dolori che lo portano alla estrema decisione di diventare un "mostro" (lo afferma lui stesso, autogiustificandosi), semplicemente si opera la standardizzata evoluzione supereroistica tipica dei tempi (e dei blockbuster) nostri (i vari Van Helsing; I, Frankenstein; Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe).
Il Dracula interpretato dallo scialbo Luke Evans (già scialbo Aramis ne I tre moschettieri di Paul W.S. Anderson e ancor più anonimo Zeus in Immortal di Tarsem Singh), pentito "impalatore" (ché ora tiene famiglia e regno da mantenere in prosperità) risolve presto i suoi tormenti (nati dall'eterno tormentone "i figli so' piezz'e core"), e acquisisce poteri straordinari al fine di sconfiggere i temutissimi nemici ...i turchi invasori.
Esaurito lo spunto, attorno al quale si "sviluppano" (malamente) buona parte degli eventi, non rimane nulla: le idee scarseggiano, per inerzia si attinge tanto all'iconografia gotica di Underworld quanto a quella fantasy del Signore degli Anelli (tra gli altri), mentre si riducono fino ad appiattirsi completamente i pochi appigli psicologici.
Sull'omologata onda di molte altre operazioni simili, Dracula Untold si caratterizza per un mero susseguirsi frammentato di sequenze action e parentesti sentimentali/introspettive, inquadrature fisse sulla fissità di Evans e concitate scene cariche di CGI, "struggenti" stalli emotivi e scontri (fumosi) all'arma bianca (tra cui il risolutivo faccia a faccia con la faccia cattiva di Dominc Cooper). Se non altro, questo intrattenimento di seconda mano, ha il pregio di durare poco: un'oretta e mezza, e scivola agilmente nell'oblio ai titoli di coda.
La dimensione, insomma, è da serie televisiva a tema per adolescenti, malgrado qualche (sparuto) dettaglio splatter sparso qua e là per darsi un tono horror (che non ha). E non bastano certo un paio di accettabili trovate visive (figlie peraltro unicamente dei soliti imperanti trastullamenti digitali, vedi la "nube" di pipistrelli) a salvare la baracc(onat)a, o le discrete musiche di Ramin Djawadi (che si autoplagia da Game of Thrones), così come appare del tutto sprecata - come moglie sospirante dal tragico destino segnato - la bellissima (e cronenberghiana) Sarah Gadon.
Il finale, ambientato ai giorni nostri, con l'eroe che ritrova un doppelgänger dell'amata (fantasia galoppante, eh) ma è a sua volta controllato da vicino da colui che l'aveva iniziato all'immonda pratica (voce e volto del grande Charles Dance, banalmente buttato via), prelude - ovvero minaccia - ad un possibile sviluppo di una saga (ipotesi confermata dai produttori stessi). Niente che non sia già stato raccontato.
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