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Un milione di modi per morire nel West

Regia di Seth MacFarlane vedi scheda film

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La recensione su Un milione di modi per morire nel West

di FilmTv Rivista
5 stelle

Nelle serie animate I Griffin e American Dad Seth MacFarlane si confrontava con la sitcom e lo smercio di un sogno catodico borghese, mettendo in loop e in ridicolo gli automatismi di autorappresentazione di una nazione, smontandoli nel nonsense come uno Zucker/Abrahams/Zucker con alto senso per la bassa scatologia. In Ted, suo primo film, il trattamento era riservato alla commedia di formazione tardiva che impera oggi, in una bromance acida con protagonisti un quarantenne Peter Pan e un orso di peluche sessuomane e drogato. In Un milione di modi per morire nel West MacFarlane guarda in alto, e indietro nel tempo, e affronta il genere fondativo americano: il western. Ambientandoci un’altra storia di formazione ritardata, quella di un pastore di pecore (da lui stesso interpretato) che - abbandonato dalla fidanzata perché non in linea con la retorica macha di frontiera - incontra una donna in fuga e finisce per trovare l’amore e un altro se stesso. Così, tra canoni di oggi e di ieri, nonostante la trama esilissima, c’è paradossalmente troppa aria per la commedia umana, che soffoca il fuoco di fila delle derive idiote a cui ci ha abituato MacFarlane, gli anacronismi divertiti e i giochi meta (in un cameo non casuale c’è il Doc di Ritorno al futuro), i rovelli da cultore nerd della materia e i gag triviali. Il comico e la commedia sono campi da gioco differenti. Nel primo Seth ci sa fare (come autore, non come corpo o come attore). Nel secondo, semplicemente, no.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 41 del 2014

Autore: Giulio Sangiorgio

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