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Is the Man Who Is Tall Happy?: Una conversazione animata con Noam Chomsky

Regia di Michel Gondry vedi scheda film

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La recensione su Is the Man Who Is Tall Happy?: Una conversazione animata con Noam Chomsky

di FilmTv Rivista
8 stelle

In colori fluorescenti su fondo nero, i disegni di Michel Gondry - animati con perizia e pazienza, a passo uno, nel suo studio parigino - sembrano gessetti colorati sulla lavagna, resoconto traslato in immagini della “conversazione animata con Noam Chomsky”. Nessuno però sale in cattedra, in questo incontro di cervelli che apparentemente hanno poco in comune: i surreali diagrammi di Gondry non vogliono essere esplicativi, il colore su nero diventa piuttosto il negativo del pensiero di Chomsky, la proiezione mentale di un discorso integralmente filmato con una Bolex 16 mm, nel corso di più incontri, lungo il 2010. Progetto di dimensioni ingannevolmente minute, compresso fra l’afflato commerciale di The Green Hornet e il tripudio visivo di Mood Indigo, è l’unico possibile sequel di Eternal Sunshine of the Spotless Mind, attraversato dalla medesima ansia di esplorare e combattere i limiti funzionali del nostro cervello, di perlustrarne i meandri come fossero una mappa, un enorme set. In quest’ottica l’incontro del regista francese con il mastodontico pensatore statunitense è percorso da un’urgenza artistica che Gondry non esprimeva da anni: ibrido fra l’inventore e il bambino curioso, il cineasta ha incardinato la sua intera opera sul modo misterioso in cui la mente si raffigura il mondo, l’amore, i sogni, i film, da cui viene l’artigianato pervicace con cui tenta di dare forma al pensiero. Da Chomsky, fonte di un fiume quieto di concetti densissimi, Gondry si abbevera con la sollecitudine nervosa di chi vuole capire, arrivare al punto, al modo in cui il linguaggio si cuce ai nostri neuroni, al rapporto fra parola e comportamento. Fra regista e linguista non si instaura la complicità, ma un produttivo e curiosamente intimo scontro di creatività: l’incespicare di Gondry nella lingua inglese che non padroneggia è causa di ironici misunderstanding, a loro volta base feconda per lo studio della grammatica e delle regole che la governano. Le incomprensioni fra i due sono parte della bellezza di un’opera tanto giocosa quanto ponderosa, saggio in forma di divertissement, elogio sentimentale della gioia di perdersi nella complessità del reale. Un documentario su Chomsky, certo, sulla sua vita e persona (che in un breve e fulminante frammento, sulle note di I Gave You My Home di Mia Doi Todd, prende il volo come un film dentro il film, la love story dei 59 anni di matrimonio fra Noam e Carol);?un documentario su Gondry, anche;?un puzzle che somiglia alla nostra testa.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 25 del 2014

Autore: Ilaria Feole

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