Regia di Veiko Õunpuu vedi scheda film
L'Estonia, Tallinn, la capitale, e la sua periferia umana e architettonica, colma di detriti e di corpi, figli disillusi dello sgretolamento dell'Unione Sovietica. Palazzi-alveari, ingrigiti e come bombardati da misteriose forze del passato, che imprigionano i personaggi di Ounpuu in un film cortocircuito, corale e di rara disperazione. Un bell'esordio, questo, di uno dei migliori registi estoni. Tutte le coppie che abitano quel territorio, sono in crisi, l'incomunicabilità è quasi totale, si sfaldano senza possibilità alcuna, prendendo atto che la felicità è pura illusione e l'amore assoluta assenza. Non importa il tuo livello sociale o culturale, ognuno è spinto, ineluttabilmente, alla lontananza e alla solitudine, un detrito, appunto, destinato a vagare in uno spazio fatto di campi incolti, pattumiere e bottiglie su bottiglie di alcol. E chi solo lo è già, spinge la sua solitudine ancora più in profondità. Sono tante le storie che il regista racconta e abilmente incastra, fa sfiorare e pedina: è come un libro di racconti amari, a tratti surreali, a tratti ferocemente sarcastici. Si fa fatica a immaginare che un paese baltico considerato fra i più virtuosi delle ex colonie sovietiche, sia così preda di un'umanità senza scampo, costretta alla bruttezza e a nessun futuro. Il "ballo d'autunno" di Ounpuu è un film coraggioso e d'autore, nel più ampio significato del termine. Molto più bello del successivo, "The Temptation Of St.Tony", confuso ed elitario.
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