Regia di Stefano Incerti vedi scheda film
In viaggio verso ignota destinazione, Donato si imbatte in Norah, donna misteriosa, scaraventata malamente dalla macchina da un energumeno. Soggetto da due righe, per un bel ritratto umano: dopo La foresta di ghiaccio, ancora un noir italiano sospeso tra le montagne, ma dal registro diametralmente opposto. Il genere a Stefano Incerti interessa poco e il suo settimo titolo lo conferma: secco e sottratto di ogni orpello, avaro di dialoghi e scene urlate, ma con un suo apice intenso, Neve affida - con un atto di fede spesso mal riposto - le chiavi del film all’assortimento dissonante tra un povero cristo, con moglie morta e figlia malata, improvvisatosi ricercatore di una refurtiva (Roberto De Francesco, la cui umanità tattile è la cosa migliore del film), e una donna appariscente, un po’ ladra, un po’ bugiarda e un po’ puttana, capitata lungo il suo cammino. Poi ci sono il fato, la neve, gli sguardi e forse l’amore. Corteggia il road movie intimista e dichiara esplicitamente la sua ispirazione kaurismakiana, ma del finlandese Incerti non incrocia mai l’ironia e la stratificata leggiadria; il carattere e il tono dei suoi personaggi. Per essere un film di cose non dette Neve di cose ne dice troppe, e non sempre bene. Problemi di scrittura: i mutismi dicono meno di quanto vorrebbero significare e i dialoghi troppo spesso dissipano la bella tensione sotterranea e il discreto fuori campo. Peccato.
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