Regia di David Lynch vedi scheda film
Al netto dei corti (raccolti nel dvd, inedito da noi, Dynamic: 01), la filmografia di Lynch si ferma a INLAND EMPIRE. Nel frattempo ci sono stati album, mostre personali, film pubblicitari, videoclip per sé e per altri, autoironici cameo, la gestione del sito e del mai finito Interview Project, e infine il tour di incontri sulla meditazione trascendentale.
Duran Duran: Unstaged si inserisce nell’elenco, ma sotto la voce tv. Il progetto della American Express (datato 2010) prevedeva che celebri registi filmassero, on fly, in diretta, lo streaming di concerti trasmessi su VEVO: il primo fu quello degli Arcade Fire per la regia di Gilliam, l’ultimo quello dei Killers firmato da Herzog.
Se l’immaginario lynchiano s’è sempre nutrito del trash tv, facendo riaffiorare il perturbante da icone edoniste e pornografia del sentimento, e se l’ultimo film era un’orrorifica satira dell’eccesso d’informazione digitale, diretta come un’eresia ai cinema, Duran Duran: Unstaged sembrava l’occasione per Lynch d’essere al centro di quel flusso, di dirigerlo da par suo, e di affrontare sfatti eroi dell’immaginario anni 80, i Duran Duran, immagini già naturalmente parodiche, scarti naturali di un mondo plastificato di sogni industriali. Ma mentre questi ripropongono l’eco del mito New Romantic con ironia, Lynch deforma irrealisticamente il live con il b/n, e come un vj che si vuole protagonista dissolve le immagini del concerto in una frusta palette della sua maniera, riuscendo solo ad ammorbare - e mai a esaltare - l’evento.
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