Regia di Morton Da Costa vedi scheda film
Ritornate recentemente in voga grazie ad una fortunata e lodevole ristampa di Adelphi, le avventure di Zia Mame, una scatenata ed adorabile signora di mezz’età che insegna il piacere della vita all’impettito nipote Patrick, delle cui cure si occupa nel momento in cui il bimbo si ritrova orfano, hanno sempre riscosso tanto successo negli Stati Uniti.
La popolarità di questo personaggio è certamente legata all’ottimo adattamento che l’allora esordiente Morton Da Costa fece della commedia teatrale tratta dal libro autobiografico che Patrick Dennis scrisse negli anni cinquanta: è un film che rispecchia gioiosamente la personalità dirompente e senza freni della protagonista, interpretata da una memorabile e magnifica Rosalind Russell a cui fu negato un più che sacrosanto Oscar, che riesce a non essere mai sopra le righe nonostante un ruolo effettivamente rischioso.
Con diligente professionismo, Da Costa si affida ad un reparto tecnico di gran lusso (su tutti la fulgida fotografia di Harry Stradiling che dona sbarazzina ed improvvisa luce al volto di zia Mame nel momento di massima oscurità tra una sequenza e l’altra), ogni tanto risente di un impianto teatrale forse un po’ schematico (il film si sviluppa in una serie di episodi tutto sommato distinti tra loro ma legati dallo scorrimento del tempo, fedele quindi alla frammentarietà narrativa della scrittura di Dennis, e ogni episodio ha le unità di luogo e di tempo che coincidono come in un atto teatrale), ma ha indubbiamente dalla sua parte la sceneggiatura brillante e senza un buco nero di Adolph Green e Betty Comden, garanzia assoluta per impedire la perdita di ritmo, peccato capitale della commedia.
Scoppiettante e garbatissimo, parte con una party divertentissimo zeppo di tipi assurdi (un vescovo lituano, un concertista russo con signora, un maestro-filosofo greco, un’attrice alcolizzata) e termina nella maniera più rilassata e serena possibile.
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