Regia di Nunzio Malasomma vedi scheda film
A un passo dall’altare Franco, lo sposo, viene schiaffeggiato da un’anonima signora in nero, che se ne va senza dire nulla. Il matrimonio viene annullato e Franco rimane incredulo e curioso; non tarderà a scoprire chi si nascondeva sotto quel velo nero nel giorno delle sue mancate nozze.
È una innocua commediola di origine teatrale – tratta da un copione del francese Paul Gavault – sapientemente trasformata in sceneggiatura cinematografica dal trio composto da Mino Caudana, Gaspare Cataldo e Nunzio Malasomma, questo La signora in nero. L’ultimo dei tre è anche il regista: con vent’anni di esperienza alle spalle, Malasomma non fatica a portare a casa il risultato, confezionando una pellicola sufficientemente ritmata, con buonissimi interpreti e toni leggeri che ben si adattano al 1943 in cui il lavoro esce in sala. Niente di eccezionale, insomma, ma un’oretta e mezza circa spensierata, nonché un discreto pezzo di artigianato in un momento peraltro di forte crisi – siamo nel bel mezzo della seconda guerra mondiale – per l’industria cinematografica italiana; fra gli attori vale senz’altro la pena di citare Carlo Ninchi, impeccabile, e poi Vera Carmi, Laura Redi, Aroldo Tieri, Roberto Villa, Antonio Gandusio e Silvio Bagolini. L’iperattivo Malasomma nel secondo dopoguerra faticherà a trovare spazio, presumibilmenete troppo legato a un cinema ormai antiquato e in evidente declino come quello dei ‘telefoni bianchi’, e lavorando sempre meno. 4,5/10.
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