Regia di William Riead vedi scheda film
Questo film è più un tributo alla fede di Madre Teresa di Calcutta che non una biografia. Qui sono raffigurati principalmente quei momenti in cui si è dovuta aggrappare con più forza alla sua fede, vista però sotto una nuova luce, dopo che sono stati resi noti due aspetti fondamentali che erano sconosciuti quando ancora era in vita: il primo è che Madre Teresa ha avuto delle vere esperienze mistiche che l'hanno guidata nei primissimi passi della sua missione; il secondo, che poi è quello che ha ispirato il film, è il vuoto immenso da lei provato quando questo contatto "diretto" con Gesù è improvvisamente terminato. Questo "silenzio" l'ha gettata in un senso di smarrimento e di dubbio che nessuno in vita aveva mai sospettato, e che nessuno avrebbe mai conosciuto se non fosse stata resa pubblica la sua corrispondenza con due sacerdoti suoi padri spirituali. Ecco quindi che questo film testimonia come la grande santa del '900 sia riuscita a superare ogni (immaginabile) difficoltà e realizzare le sue grandi opere di carità nonostante lo spaventoso vuoto spirituale che provò negli anni centrali della sua vita. Cosa che, in fondo, non fa che ingrandire ancora di più la testimonianza della sua fede.
Se questo film ha una pecca è quella di aver mostrato questo tormento interno solo attraverso le parole dei sacerdoti che discutevano della sua causa di beatificazione, e mai attraverso la recitazione di Juliet Stevenson che invece ci ha restituito la Madre Teresa ostinata e infaticabile che tutti hanno conosciuto il secolo scorso.
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