Regia di Luna Gualano vedi scheda film
Opera molto particolare, già l’horror, anche se mi sembra più un “thriller con effetto(i) incorporato(i)”, è abbastanza abbandonato dal cinema italiano (anche se nelle retrovie qualcosa si sta muovendo), in più se ci mettiamo che è diretto da una donna, la promettente (a questo punto) Luna Gualano, facciamo tombola.
Non è certo privo di difetti, o più semplicemente aspetti contestabili, ma si tratta per lo più di effetti secondari, in più ci sono delle diversificazioni che non ci si aspetterebbe mai.
Un rapitore è in contatto diretto con il capitano dei carabinieri Brunetti per trattare il riscatto della figlia di un senatore, ma ben presto si scopre che sono ben dieci le persone che tiene prigioniere e che soprattutto il suo piano si spinge più in là rispetto alle apparenze di prima battuta.
Diventa ben presto un confronto diretto con il capitano con in palio una posta sempre più cospicua.
Più thriller che horror, con poche scene truculente, ma quelle che vediamo sono sufficientemente spesse (e le musiche in armonioso contrasto fanno il resto), “Psychomentary” è al momento l’esperimento sul genere “made in Italy” degli ultimi anni che mi ha convinto di più.
Un rapimento che si trasforma in un duello frontale in crescendo, con la semplicità d’azione del rapitore che toglie tranquillità, certo sono presenti delle forzature (e qualche, sopportabile, pecca nella recitazione), ma si possono tranquillamente definire “a fin di bene”, dato che contribuiscono a rendere più avvincente, e ricca prospettive di ripresa, la rappresentazione.
Soprattutto il film si consolida fortemente con una riflessione intelligente ed apprezzabile (quanto del tutto inattesa) che si fa portante; le vite non sono tutte uguali, aspetto sottolineato apertamente già con i sacrifici del rumeno e della prostituta (elementi che “nessuno rimpiangerà”), sul valore dell’uomo scienza e legge si esprimono in maniera molto distante, ci sono ingiustizie indigeribili e che possono portare ad un odio incontrollabile.
E’ così che un criminale preciso ed inflessibile ha un obiettivo che sarà chiarito gradatamente, viene alzato il tiro con coraggio, il contesto si fa anche politico con un finale schietto che dice praticamente tutto senza dover mostrare più di tanto.
Un esordio incoraggiante e malsano, ma in questo fattore lo è con una sua precisa, per quanto (inevitabilmente) controversa, logica narrativa, un punto di notevole vantaggio visto che in film similari a questo per modalità di ripresa e brutalità varie ci si riduce a mattanze poco più che piovute dal cielo (o risalite dagli inferi, fate voi).
Yes, we can.
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