Regia di Max Ophüls vedi scheda film
Una diva del cinema tenta il suicidio all’inizio della lavorazione di un film. Mentre si trova sotto anestesia, rievoca la propria esistenza in un lungo e allucinato flashback: in collegio aveva suscitato scandalo, facendo innamorare di sé un professore; in seguito aveva iniziato a frequentare la famiglia di un coetaneo, ma suo padre l’aveva sedotta (provocando per amore di lei la propria rovina economica) e sua madre si era suicidata dopo averli scoperti. Ritratto a tutto tondo di una donna che senza volerlo porta scompiglio nella vita di chi le sta intorno: come poi la Lola Montès del film omonimo, Gaby Doriol è una donna per cui è difficile provare simpatia; finisce però per suscitare compassione, perché paga i suoi errori con la solitudine. Comunque Ophuls inserisce altri temi nella vicenda melodrammatica di fondo: il contrasto fra l’apparenza dorata e le tragedie private di un personaggio sotto i riflettori, i meccanismi cinici della società dello spettacolo. Peccato per la recitazione inerte e melensa, non all’altezza delle invenzioni di regia e di una colonna sonora che sottolinea con efficacia gli snodi narrativi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta