Regia di François Truffaut vedi scheda film
“Né con te né senza di te”: Quando l’amore è un lutto. Lineare e intenso ‘canto d’amore’ diretto con il cuore da Francois Truffaut oramai padrone del linguaggio cinematografico. Un regista innamorato del cinema, della letteratura, della musica, degli esseri umani di tutte le età, della vita stessa ed anche della morte
“Né con te né senza di te”: Quando l’amore è un lutto. Lineare e intenso ‘canto d’amore’ diretto con il cuore da Francois Truffaut oramai padrone del linguaggio cinematografico. Un regista innamorato del cinema, della letteratura, della musica, degli esseri umani di tutte le età, della vita stessa ed anche della morte!
Dopo ‘Jules e Jim’ (per certi versi), ‘la mia droga si chiama Julie’ dove fa dire all’innamorata : - guardarti è una gioia, una gioia ed una sofferenza - (fatto ripetere anche in ‘l’ultimo metrò’) e soprattutto ‘Adele H.’, Truffaut ci dona un altro ‘amour fou’, un amore impossibile, tragico, perché invece di rendere felici rende infelici.
Primo dei due film che hanno come protagonista la non bellissima, ma tanto affascinante, altera, impenetrabile Fanny Ardant che sarà anche l’ultima musa e l’ultimo amore di Truffaut. Con lei diresse ancora un film (finalmente domenica!) per poi lasciarci prematuramente, a causa di un tumore, all’età di 52 anni.
All’inizio vediamo la fine del film (che io non dirò ma che tutti, magari, sanno già) senza comprendere bene cosa sia successo. Ce lo racconta la signora Odile, gestrice di un circolo di tennis vicino Grenoble, escamotage che ci conduce, amichevolmente e in maniera distaccata, ai personaggi della storia. Odile è ben titolata per raccontarla, perché porta nel fisico, rimasto offeso, il ricordo di un grande amore ed è la confidente sia dell’ ingegnere Bernard, un bravo Gerard Depardieu, sia di Mathilde, Fanny Ardant al suo primo e forse miglior film (e magari anche nella sua migliore prova d’attrice), che sono i nostri protagonisti. Otto anni prima si erano lasciati dopo essersi amati molto, e molto male, lei aveva abortito perché lui non voleva il bambino e tentato il suicidio. Ora si ritrovano vicini di casa, sono entrambi (quasi) felicemente sposati e conducono una tranquilla vita borghese senza alti né bassi, ma - badate bene - l’impossibilità della loro storia prescinde dal fatto che adesso sono entrambi sposati. All’inizio si cercano attraverso le finestre, poi si telefonano. Bernard non vorrebbe frequentarla ma cede e quando si baciano Mathilde sviene per l’emozione - delizia truffautiana - “amare è un po’ svenire” aggiungo io. La passione torna ad esplodere, incontrollabile. Iniziano ad incontrarsi in un anonimo alberghetto, prendono sempre la stessa camera, parlano del passato cercando di analizzare quello che è stato e perché è finita, ma non li vediamo mai fare l’amore, forse è una scelta pudica del regista, alle prese con una storia difficile da far capire con le parole e con le immagini. - Ci siamo amati - dice lui, - no! tu eri innamorato, non è la stessa cosa - lo corregge lei. Mathilde cerca di rivederlo quando può, in modo razionale ma, tra tira e molla, torneranno di nuovo, tragicamente, ad un punto di non ritorno quando Bernard ad una festa perde il controllo, in un momento di sofferenza cerca di baciarla senza indugi tra la gente, allora è lei che decide di lasciarlo ma non perché ora lo sanno tutti, che lo sappiano pure se serve. Il problema della loro storia sono loro stessi, la soluzione non esiste…ma la difficile decisione costerà a Mathilde la salute … non solo quella fisica.
Contribuiscono al fascino del film un’avvolgente musica ed una calda fotografia.
Peccato che il bravo ‘romano’ Ferruccio Amendola sia poco adatto per doppiare il francese Depardieu, mentre è più portato per gli attori americani. Fortunatamente la versione dvd consente la visione del film anche in lingua originale. Perfetta invece ‘l’internazionale’ Maria Pia di Meo nel doppiare Fanny Ardant.
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