Regia di François Truffaut vedi scheda film
Davvero un buon film, questa storia di passione e di morte. Truffaut si rivela il solito grande regista, con molta sensibilità umana, con la quale riesce a rendere i sentimenti e i moti dell'animo dei due protagonisti, più precisamente le dinamiche interiori che accompagnano una siffatta passione. Una cosa che apprezzo molto, è che il regista si “limita” a rappresentare la storia senza condiscendenza per il comportamento dei due protagonisti; il film non è cioè un inno alla passione senza freni, o un'apologia a presunti diritti di certi sentimenti (come molti film oggi). Anzi, i rispettivi coniugi sono tutti e due brave persone, che amano i due sinceramente e onestamente.
Quando i due si incontrano di nuovo, sarebbero tutti e due in tempo per evitare di scivolare nell'abisso senza troppo sforzo, se lo avessero fatto subito e con decisione. Ma già dopo il primo bacio al parcheggio, il tirarsi indietro è molto più difficile; dopo il primo incontro sessuale è praticamente impossibile. Truffaut fa vedere come il veleno della passione adulterina intossichi progressivamente i due, fino a esplodere in modo violento e incontenibile. Il finale è quasi uno sbocco necessario, ed è coerente con il resto della vicenda.
Truffaut dirige con precisione e sensibilità psicologica, i protagonisti sono ottimi attori, e pure i personaggi secondari sono interessanti (specie l'amica zoppa). Alcuni momenti memorabili: il primo incontro come vicini, la scenata di Depardieu tra gli invitati, e lei che va a curiosare a casa di lui mentre non c'è perché vuole vedere dove dorme con sua moglie.
E' un film che deve piacere anche a Woody Allen, credo perché rappresenta persone sbattute e dominate da passioni che non vogliono controllare. Ed è anche un film che curiosamente rispetta il tanto vituperato “Codice Hays” della Hollywood che fu.
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