Regia di Tom Vaughan vedi scheda film
L’idea di base era elementare: prendere l’impeccabile compostezza british di Pierce Brosnan, accostarla alla sensualità caliente della messicana Salma Hayek e stare a vedere l’effetto che fa. Infatti i duetti tra i protagonisti, seppure all’insegna di una prevedibilità rara, sono l’unica cosa che funzioni, almeno vagamente, in Il fidanzato di mia sorella, perfino a dispetto di una sceneggiatura impegnata ad accatastare un cliché sull’altro. Richard Haigh è un professore di letteratura inglese (materia d’elezione, manco a dirlo, il romanticismo), affetto da sindrome di Peter Pan e da complesso d’inferiorità nei confronti del padre (Malcolm McDowell: gigioneggia che è un piacere, come sempre, ma è sottoutilizzato). Naturalmente ha una storia con la studentessa, americana & miliardaria, Jessica Alba, che naturalmente sposa, trasferendosi dalla piovosa Albione all’assolata Malibu, quando scopre di aspettare da lei un figlio e che, altrettanto naturalmente, lo tradisce con il primo biondo che passa. Fortunatamente, c’è la cognata Salma Hayek: quarantenne sfortunata in amore, goffa quel tanto che basta a rendersi adorabile, colpo di fulmine fin dal primo incontro. In mezzo, i soliti equivoci da pessimo tempismo, fotografia patinata di paesaggi californiani, beghe d’immigrazione ridotte a espediente comico, immancabili gag a base di marijuana e ubriachezza molesta. E la buonanima di Lord Byron, evocata a ogni passo, che inorridisce.
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