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Professore per amore

Regia di Marc Lawrence II vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Professore per amore

di M Valdemar
6 stelle

 

locandina

Professore per amore (2014): locandina


Ai confini della realtà hollywoodiana tutto il mondo è Hollywood (chiunque ha un'idea per un film e ne ha uno del cuore - da Star Wars a Dirty Dancing -, tutti vogliono conoscere Matt Damon e far parte del dorato mondo di celluloide, e la vita intera è una continua balbettante riscrittura di un copione che ci rende perennemente insoddisfatti).
Persino dalla parte opposta a LA: Binghamton, ridente cittadina "nota" soltanto perché vi è cresciuto Rod Serling (The Twilight Zone, più volte evocato), per essere tra le dieci città americane più piovose, per le sue giostre, e per aver inventato un fulgido esempio di junk food come lo "Spiedie" (cubetti di pollo, maiale e altra carne infilati nell'immancabile sandwich).
Sorta di limbo/luogo di espiazione ove il fallito Keith Michaels (Hugh Grant) - premio Oscar per la scenaggiatura di "Paradise Misplaced" (nata favola per il figlioletto, diventata grosso successo di pubblico e di critica) ma che da allora non ne imbrocca più una - finisce suo malgrado trapiantato per fare ciò che i falliti normalmente fanno: insegnare.
O perlomeno, questo è il pensiero/assioma del disperato neo-insegnante universitario di "scrittura creativa" (oibò: il Professore per amore dello stupidissimo titolo italiano non c'entra una beneamata virgola avvinazzata: l'originale è The Rewrite), il cui ritratto è un insieme di tipologie e personalità alquanto familiare: nichilista, disilluso, egocentrico, emotivamente immaturo e incasinato (è separato, con il figlio non parla da un anno), ma anche brillante e dalla battuta - non sempre ben accolta o capita, spesso cinematografica - sempre pronta.
Bad teacher come tanti altri in letteratura: seleziona gli allievi guardandone il profilo (e le misure), col risultato che la classe scelta assomiglia a un concorso di bellezza (con due soli intrusi: il nerd dal futuro hollywoodiano assicurato, e il weird che non sa uscire dai confini intergalattici della saga creata da George Lucas), incomincia le lezioni con piglio annoiato e in modalità "alternativa", ha rapporti sessuali con una giovanissima allieva (alla domanda - retorica - di quella di "una certa età" Marisa Tomei «cerchi di riempire il vuoto spirituale con alcol e giovani donne?» il «sì!» in risposta è forte e deciso), è sostenitore convinto che nulla si possa insegnare. Men che meno come scrivere una sceneggiatura.

Marisa Tomei

Professore per amore (2014): Marisa Tomei

Hugh Grant, Bella Heathcote

Professore per amore (2014): Hugh Grant, Bella Heathcote


Chiaro(scuro): il purgatorio personale di Keith è un crepuscolo metacinematografico, un copione che già conosciamo, una riscrittura/sovrascrittura - variamente organizzata, organicamente avariata - di cliché. Sebbene, come suggerisce il personaggio della sempre meravigliosa Tomei, «dirlo è un cliché!». E allora sarà vero (le variabili, evidentemente, risiedono in altro: la ricerca di profondità, per cominciare), così come l'inchiostro versato per la sentenza odora di giustificazione e (auto)assoluzione.
Ripassarsi i passaggi obbligat(or)i, please: il cinico che prima, afflitto, rimpiangeva il tempo perduto rivedendo(si) il discorso tenuto in occasione della premiazione degli Oscar, si scopre avere sentimenti veri (quando ricorda la genesi del suo capolavoro; mentre guarda una puntata di Ai confini della realtà, La giostra), rompe la "trasgressiva relazione" pentendosi e redimendosi innanzi alla severa collega che vuole portarlo al comitato etico (ovvero licenziamento e sputtanamento globale via internet), capisce - strada facendo - l'importanza fondamentale dei valori accademici. Rinuncia, infine, a una clamorosa rentrée hollywoodiana perché la sua (tipicamente americana) "seconda occasione" significa scegliere la piovosa cittadina (irradiata da un sole splendente, alla fine) e l'insegnamento.
Sì, peccato per il terminale abbraccio buonista: dopotutto, il personaggio animato dalle smorfie e l'attitudine british di Hugh Grant una volta tanto funziona e piace(va), così come risultano assai godibili i - chissà quanto disinteressati, casuali - sussulti satirici (i produttori col ghigno stampato in faccia che ricercano esclusivamente "qualcosa di fresco", la "commedia al vetriolo con protagonista una donna cazzuta") e i comprimari di lusso (dalla suddetta Tomei a Allison Janney morigerata professoressa fissata con Jane Austen e "il potere delle donne", fino al'impagabile J.K. Simmons, rettore che si commuove ogni qualvolta parla delle sue donne: moglie e quattro figlie).
Inevitabile l'ammicante turbinio citazionista (da Bergman a Tarantino a Ragazze a Beverly Hills) che detta il passo e la "linea": il regista-sceneggiatore Marc Lawrence (in tutti e quattro i film diretti - Two Weeks Notice, Scrivimi una canzone, l'osceno Che fine hanno fatto i Morgan? e questo - protagonista è Hugh Grant) dimostra di conoscere l'argomento, ma avrebbe potuto e dovuto applicarsi (osare) di più (per uscire dai confini dell'esclusiva realtà della commedia "carina").

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Ultimi commenti

  1. lragno
    di lragno

    credo che Lawrence faccia parte di quella schiera di registi americani del politicamente corretto che hanno creato un vero e prorio filone di commedie "carine", ben dosate nei contenuti, adattabili a svariate fasce di età, che "tentano" di ripercorrere le orme dei grandi del passato( forse il soffermarsi sul protagonista Gig Young durante la proiezione dell'episodio di "ai confini della realtà", meraviglioso caratterista di quei tempi, indimenticabile spalla di clark gable in "dieci in amore", che richiama sotto molti punti di vista, naturalmente rapportato ai tempi, la pellicola di Lawrence, é una )vera e propria dichiarazione d'amore al genere?.
    Carino é allo stesso tempo la definizione e il sunto che più si adattano al genere, come giustamente sottolinei, ed aprrezzabile il tentativo..... ma rimane pur sempre un tentativo.

    1. M Valdemar
      di M Valdemar

      Sì, un tentativo buono sulla carta, e con alcuni buoni spunti, ma che, in definitiva, non riesce ad uscire dal recinto della carineria. Un deciso passo avanti per Lawrence, però.

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