Regia di Daniel Benmayor vedi scheda film
Inizialmente il volto di Taylor Lautner (alias: Jacob di Twilight) è inquadrato in primo piano, mentre il corpo del suo personaggio Cam - impegnato in evoluzioni di parkour e bike parkour in quel di New York - è lasciato costantemente al campo lungo. Controfigura? Proprio per niente: stringi stringi, l’inquadratura svela un mastodontico lavoro atletico preparatorio, che dona a Tracers un attore-acrobata che mai avremmo immaginato. Cam, in compagnia di un manipolo di tracciatori (coloro che praticano il parkour), solca i tetti urbani su commissione criminale. Il ragazzo deve ripianare un debito con la malavita, contratto a suo tempo per curare (invano) la madre malata. Intreccio e sviluppo psicologico dei personaggi procedono per stereotipi, tra innamoramenti, amicizie, tradimenti, detonatori morali e moralisti, ma è il tributo che va pagato a un genere rispecchiato anche nella colonna sonora breakbeat e progressive e nell’indiavolato ritmo del montaggio di Peter Amundson (quello di Blade II e Hellboy, per esempio). Rispettata la confezione, Benmayor punta tutto sull’effetto sorpresa di un colpo di scena nevralgico ben scritto e sul carisma innegabile del corpo di Lautner, elemento centrale di grande potenza realista. Nonostante qualche protagonista si perda per strada e i momenti gangster facciano sorridere, Tracers è tra i migliori prodotti del recente action acrobatico. Auguriamo a Lautner di diventarne icona.
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