Regia di Sidney J. Furie vedi scheda film
La storia della grande cantante di jazz e blues Billie Holiday sembrava adatta, una volta trasposta sul grande schermo, per un grande film ma l'affidamento della regia a Sidney J. Furie, regista avvezzo ad altri generi, ha affossato il progetto, comunque premiato dal successo commerciale in USA e personale per Diana Ross, all'esordio al cinema e premiata con diversi riconoscimenti, tra i quali spiccano la candidatura all'Oscar, il Globo d'Oro vinto come debuttante e la nomination come attrice di film musicale.
La ricostruzione d'epoca è minuziosa, i costumi sono belli e valorizzati dalla fotografia dalle tonalità calde, lo script è ricco di aneddoti ma la narrazione ha già il fiato corto dopo poche sequenze e dopo quasi due ore e mezza se ne esce estenuati e con l'impressione di non aver colto la grandezza dell'artista, assistendo ad un ripetitivo susseguirsi di performance canore, crisi esistenziali sfociate nell'alcool e nella droga, arresti e resurrezioni fino alla triste fine, annunciata da un titolo di giornale, avvenuta nel 1959 a soli 44 anni.
Oltretutto, Diana Ross, pur brava nella complessa parte, possiede una voce che è agli antipodi di colei che veniva chiamata Lady Day.
Buone le prove di Richard Pryor nei panni di un pianista e di Billy Dee Williams nel ruolo del compagno e manager della cantante.
Voto: 5 (visto in v.o.)
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