Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film
L'idea di base è tragicamente comica nella sua verosimiglianza e plausibilità: un gruppo di cervelloni laureati ma bistrattati dalle università per la loro troppa cultura specialistica e per la loro mancanza di agganci politici, si sono adattati a lavoretti anche umilianti pur di sopravvivere. Tutto cambia quando si reinventano come improbabile banda di spacciatori, dopo che due di loro, chimici, riescono a sintetizzare una nuova apprezzata droga, impiegando sostanze legali. Le conseguenze e gli esiti di questo colpo di testa andranno ben oltre le loro previsioni.
Sarcasmo, umorismo politicamente scorretto che richiama un certo filone della commedia americana e anglosassone, situazioni paradossali che tuttavia divertono con intelligenza, inducendo lo spettatore a confrontarsi su quelli che in verità sono alcuni dei maggiori e risaputi drammi della società nostrana, la precarietà esistenziale, la mancanza di lavoro e il misconoscimento dei meriti a favore delle raccomandazioni e dello sfruttamento.
C'è tutto questo nel riuscito film d'esordio di Sydney Sibilia che si appoggia ad un cast di giovani (non poi così tanto, in verità) promesse del nostro cinema che funzionano benissimo nei diversi ruoli, dando vita ad una galleria di personaggi irresistibili e ben caratterizzati nelle loro debolezze e fisime (su tutti i due latinisti ridotti a fare i benzinai che battibeccano utilizzando con scioltezza la lingua morta), la sceneggiatura è fluida e frizzante, pur ricadendo su alcuni stereotipi (vedi il modo di trattare i rom o la giovane coppia di conviventi, in cui lei funge quasi da madre a lui), e contiene delle trovate e battute azzeccate che intrattengono e divertono, anche nei momenti meno risibili.
Nonostante l'ironia di fondo ne viene fuori una visione abbastanza scoraggiante e negativa della realtà contemporanea, che lascia con un gusto amarognolo, ma fa anche riflettere.
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