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Smetto quando voglio

Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Smetto quando voglio

di alan smithee
6 stelle

"Meglio ricercati che ricercatori", recita il sottotitolo del simpatico, tragicomico esordio di Sidney Sibilia. Ed in effetti nell'Italia del precariato più cupo e senza speranze, basta una scintilla, un'idea che illumina la mente e che in altri ambiti e situazioni economiche potrebbe venire immediatamente bollata come assurda ed avveniristica, ecco che invece si tramuta nel motore trainante per un riscatto economico e sociale in bilico tra illegalità,  immoralità e sfruttamento di dipendenze altrui. La banda, improvvisata ma piuttosto ben motivata e dunque efficace nella sua casereccia organizzazione, parte dal presupposto, realistico e drammatico ormai dilagante che la maggior parte dei nostri neo-laureati, specie in certe discipline meno oggettivamente applicabili a quel che resta della concretezza dei nostri giorni, si trova a doversi piegare al compromesso dello sfruttamento bello e buono in attività,  magari in nero, che mortificano e sviliscono preparazioni e culture costruite in anni e anni di studi, ricerche e tentativi tenaci di affermazione e specializzazione. Ecco allora che un ricercatore scientifico brillante e ideatore di un rivoluzionario nuovo processo di sintesi di particelle, si trova buttato fuori dal sistema dopo anni di precariato sottopagato; un suo collega da anni fa il lavapiatti presso un ristorante gestito da cinesi; due letterati latinisti fanno i benzinai presso un datore di lavoro turco, un esperto in scienze del comportamento si ritrova a nascondere il suo passato di studioso per poter sperare di entrare in prova e senza paga da un meccanico grezzo e discriminatore; così come un brillante economista si riduce a fare il baro nelle bische clandestine contando sulle leggi della probabilità.  Applicando le loro approfondite conoscenze teoriche, gli amici mettono su una banda in grado di produrre pasticche stupefacenti con una molecola non ancora registrata tra le droghe messe al bando dalla Legge, e dunque tecnicamente non oggetto di reato. Successo immediato, soldi, donne, agi e bella vita che galvanizzano ma destabilizzano e creano situazioni al limite tra il grottesco e lo spasso, senza dimenticare il lato morale e almeno lievemente drammativo della vicenda. Una commedia in fondo riuscita, divertente, a tratti pure spassosa grazie ad un gruppo affiatato di interpreti noti o quasi. Edoardo Leo, bello ma non solo, ripete da parecchio, ma con successo, il medesimo personaggio di disperato che aguzza l'ingegno e trova a suo modo la strada del successo: la sua è in fondo la "storia di un italiano", che si completa ad ogni nuova interpretazione, come accadra' presto nello speculare "La mossa del pinguino" di Claudio Amendola di prossima uscita, carino pure lui. E poi citerei Valerio Aprea, benzinaio latinista, il pingue spassosissimo Stefano Fresi, ricercatore obeso che testa a sue spese (e a suo sballo) la nuova droga del secolo. E poi De Rienzo, Sermonti, la Solarino, compagna tenace ed incazzosa quanto basta per convincere. Certo quel finale con punizione "divina" messa un po' li per accontentare la morale finisce per essere lo stesso punto debole del citato film gemello di Amendola. Punto debole, ma non cosi' tanto da far naufragare la piacevole storiella su un'Italia che davvero non vorremmo vedere nella realta' quotidiana..

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