Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film
"Meglio ricercati che ricercatori". È all'insegna di questo slogan che un gruppo di brillanti dottori di ricerca romani (ma quanta confusione sui termini!), dai latinisti all'esperto in calcolo delle probabilità, decide che non è più il caso di farsi sfruttare come lavapiatti o benzinaio e punta a svoltare immettendo sul mercato una droga sintetica che è fuori dai tabulati del Ministero della Salute. La mente dell'operazione è un ricercatore (Leo) precario di neurobiologia (tecnicamente è un assegnista di ricerca, ma lo script è zeppo di imprecisioni) che, insieme alla fidanzata (Solarino) che lavora in un centro di recupero per tossicodipendenti, non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. Quando la nuova smart drug viene immessa sul mercato, il gruppo cambia repentinamente stile di vita e la cosa non passa inosservata.
In un Paese alla costante ricerca della distrazione e di qualche succedaneo da botteghino del successo di Checco Zalone, c'è la corsa all'avvistamento dell'ultimo preparato in chiave di commedia. E se critica e pubblico si sfregano le mani plaudendo alla "commedia più divertente dell'anno", chi va in sala - a parte qualche battuta divertente e uno stile di regia molto dinamico - non trova molto di più che una versione de I soliti ignoti aggiornata ai tempi del precariato, con attori tutti abbondantemente sotto il livello di guardia della recitazione, una sceneggiatura che mostra voragini gigantesche e una visione completamente caricaturale e disinformata sul mondo universitario. Che nella realtà, tra parentesi, è assai peggio.
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