Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Tra gli aspetti positivi dei film di Camerini vi era l'assoluta assenza del fascismo e della sua propaganda, che, nei film del periodo, faceva spesso capolino (quando non capolone) in forme più o meno mascherate. Per il resto, smentirei che si tratti di un film dei telefoni bianchi (non mi pare che si vedano telefoni in giro) e che si tratti di un'opera conformista e/o moralista. L'invito del film, infatti, mi sembra, più che all'immobilità sociale ed al classismo, ad essere sé stessi, senza infingimenti ed inutili aspirazioni ad appartenere ad una classe sociale di antipatici nullafacenti con la puzza sotto il naso, mentre l'invito che alla fine fa lo zio al protagonista, di non rivelare mai il suo doppio gioco alla futura moglie, apre una breccia amoralistica nel lieto fine di prammatica. Questo di Camerini era un cinema fatto con relativamente pochi mezzi, un divo bello e scanzonato (Vittorio De Sica) una diva che veniva da lontano (la russa Assia Noris, che diventò la moglie del regista), in un clima assai consono all'economia autarchica cui l'Italia era costretta dopo la conquista dell'Etiopia.
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