Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Forse la miglior commedia italiana d’anteguerra, all’altezza dei prodotti hollywoodiani coevi. L’espediente dello scambio di persona è trito, ma è interessante la dialettica che si crea fra ambiente aristocratico e ambiente popolare e l’evoluzione interiore del protagonista: dapprima abbagliato dalle apparenze del bel mondo, piano piano si rende conto di trovarcisi come un pesce fuor d’acqua e impara ad apprezzare la sua vita quotidiana (aiutato anche dal fatto che la governante Assia Noris è ben più carina della nobile altezzosa). Una morale, beninteso, che doveva risultare gradita al regime (accontentarsi di ciò che si ha, senza sognare cose impossibili) ma che anche oggi non suscita fastidio, perché espressa in termini bonari e non rigidi, attraverso il simpatico e concretissimo zio del protagonista. Notevole anche il modo in cui verso la fine De Sica si ritrova prigioniero dell’identità che si era creato con tanta fatica (lezioni di tennis, di bridge, di equitazione...): quasi pirandelliana la scena in cui bacia la Noris e le si rivela per quello che veramente è, ma lei reagisce rifiutandolo (“Lei non è Gianni, lei è il signor Max!”). Da ricordare infine l’impagabile caratterista Virgilio Riento, che osserva perplesso gli sforzi dell’amico e ne viene edotto sulla fenomenologia dell’alta società (apprendendo fra l’altro cos’è il whisky).
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