Regia di Gilles Paquet-Brenner vedi scheda film
Purtroppo non tutti i romanzi vengono nobilitati al cinema dalla regia di David Fincher. Ne sa qualcosa Gillian Flynn. Il suo Nei luoghi oscuri - riuscito thriller incentrato su una donna la cui infanzia è stata spezzata dall’omicidio della madre e delle sorelle -, scritto nel 2009, tre anni prima di L’amore bugiardo, finisce nelle mani di Gilles Paquet-Brenner. E si trasforma nel più didascalico dei drammi sui temi della colpa, del rimosso e della redenzione. A sostenere l’impalcatura e l’attenzione dello spettatore troviamo due piani temporali, numerosi “spiegoni”, tanta medietà, il ritorno del connubio tra satanismo e heavy metal come metafora del disagio adolescenziale negli anni 80 e qualche abisso indigesto. Tutto gettato sulle spalle di Charlize Theron, in versione sofferente, con il berretto da baseball, i pantaloni sporchi e la maglietta bucata, nel classico quadretto sociologico dell’America rurale, terra da sempre dominata da padri alcolisti, madri disperate e figli alla deriva. È lei Libby Day, l’ex bambina devastata dagli eventi su cui indaga il Kill Club, società segreta dedita alla riapertura di casi giudiziari legati a celebri crimini. È lei la donna triste e scostante che ha attribuito il massacro al fratello e sfruttato cinicamente la sua biografia per vivere economicamente di rendita. Ma improvvisamente comincia a credere nella sua innocenza. E il suo tormento, unico carburante della storia, si macchia del più tipico sentimentalismo.
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