Regia di Gilles Paquet-Brenner vedi scheda film
Discreto thriller psicologico. Brava Charlize Theron.
Siamo nella provincia americana, misera e degradata. Libby Day è l’unica sopravvissuta ad una strage, in cui hanno perso la vita la madre e le due sorelle. Lei era solo una bambina di sette anni spaventatissima e sotto shock che, con la sua testimonianza, fece condannare il fratello maggiore Ben, all’ergastolo; costui era sempre stato considerato dalla piccola comunità in cui viveva, un tipo strano e losco, “una pecora nera" dedita a tossici riti satanici. Una strage orrenda, che inevitabilmente condizionerà il resto della vita di Libby. Cresciuta in solitudine e diffidenza, dopo diversi decenni è ormai una donna adulta e infelice, che non ha ancora trovato la sua strada, si è mantenuta finora con i soldi delle donazioni, grazie alla pubblicità che i mass-media avevano alimentato su quel drammatico caso di cronaca nera, che l'aveva resa orfanella, anzitempo. Dopo tanti anni però, la gente sta dimenticando, le risorse cominciano a diminuire e Libby in bolletta, rischia di perdere anche la casa. Tuttavia, un gruppo di "feticisti del crimine", il "Kill Club", appassionati di “cold case” la contatta e le offre un lauto compenso, per approfondire il caso del fratello, a parere loro, innocente in carcere. Venticinque anni dopo quella tremenda notte, la donna anche se all'inizio titubante, avvia un percorso interiore per chiarire i tragici eventi, di cui lei ha un ricordo sbiadito e confuso, frugando nei luoghi oscuri della memoria;i fantasmi del passato irrompono cosi bruscamente nella sua vita odierna; parallelamente si mette in azione a caccia di nuove informazioni; in questo viaggio a ritroso, i pezzi come le tessere di un mosaico, si ricompongono, pian piano andando al loro posto, attraverso la ricerca di indizi e soprattutto testimoni: il fratello in carcere, il padre scomparso da anni, i compagni di scuola. Le loro versioni dei fatti, l’aiuteranno a ricostruire gli avvenimenti, che portarono alla carneficina, fino ad ammettere il suo gigantesco abbaglio, che era costato già 28 anni di detenzione ingiusta al fratello. Libby con questa nuova consapevolezza, riprende in mano le redini della sua esistenza, mettendosi però in una situazione di pericolo. Il film si svolge su due livelli temporali, nel presente e nel passato, mescolando le due linee quasi fossero contemporanee. Charlize Theron, sempre in jeans e cappello da baseball, presta egregiamente il volto a questa donna disperata, cui la femminilità è stata annichilita dal dolore, mentre nel suo animo tormentato, finalmente emerge la cognizione di aver intrapreso un percorso di pacificazione con sé stessa, attraverso il suo impegno a perseguire ad ogni costo la verità, che fa male, è rischiosa, ma necessaria, per trovare o quantomeno cercare la giustizia e la pace della coscienza. Il film esplora il trauma emotivo e la tragedia umana di una bambina prima e una donna dopo; girato interamente in Louisiana, è un dramma familiare a tinte fosche. Niente horror, ma la suspense c’è e si sente. Bella la fotografia di Barry Ackroyd; idem la scenografia; non male la recitazione e discreta la regia. Tratto da un ottimo romanzo di “Gillian Flynn”
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