Regia di Cédric Jimenez vedi scheda film
Avanza elegante questo gioiello del cinema francese: il dispiegarsi della narrazione è pura classe.
Strizza l’occhio alla (propria) tradizione polar, senza mai abbracciarne veramente l’estetica e gli schemi.
Ci troviamo infatti ad un incrocio tra Scorsese e il poliziesco all’italiana (e non certo tra Friedkin e Melville, come alcuni hanno sostenuto), il tutto però condito con quel particolare charme e quella delicatezza espositiva esclusivamente propri della tradizione cinematografica francofona.
Se nella prima parte La French pare un equivalente europeo di Quei Bravi Ragazzi (e non ho timore ad ammetterlo: i primi quaranta minuti circa dell’opera di Jimenez sono folgoranti), nella seconda abbandona dolcemente la strada del gangster movie per riversarsi nel poliziesco puro. Attenzione: tale passaggio non implica alcun calo di tensione o smorzamenti dell’impatto narrativo, né nuoce alla coerente armonia di un plot compatto nonché graziato da una sceneggiatura solidissima.
La colonna sonora poi accompagna ed enfatizza gesta e vicende dei personaggi: si spazia dai Velvet Underground alla bellissima versione francese di “Bang Bang” di Nancy Sinatra (qui cantata da Sheila), per terminare con la favolosa e malinconica “Waiting Around to Die” di Townes Van Zandt, perfetta chiusura di un racconto in grado di trascendere la quotidianità per farsi epocale. Quanto al cast, Gilles Lellouche sembra De Niro, e Jean Dujardin è forse il miglior attore francese in circolazione.
Quello della French Connection fu argomento trattato da altre pellicole, ma quella in analisi è sicuramente la migliore sul tema (come risulta facile dedurre da questa mia affermazione, non sono mai riuscito a riconoscere a Il braccio violento della legge lo statuto di capolavoro affibbiatogli da moltissima critica).
Passato ingiustamente in sordina, è in realtà uno dei migliori film europei degli ultimi anni.
Grandioso.
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