Regia di Michel Hazanavicius vedi scheda film
Un film con qualche innegabile difetto, come rilevato da altri utenti prima di me, ma a parer mio le qualità prevalgono. In primo luogo, ha il merito di richiamare l’attenzione del pubblico sulla seconda guerra scatenata dalla Russia contro la Cecenia, un decennio di massacri di cui oggi non si parla quasi più. Sul piano puramente cinematografico, poi, considero l’operazione pienamente riuscita: sceneggiatura ben articolata, personaggi ben tratteggiati, buone ricostruzioni e bella fotografia. In un contesto prettamente bellico, s’intrecciano le drammatiche vicende vissute dalla popolazione civile, i tentativi spesso vani di porgere aiuto da parte dell’ONU e altri organismi internazionali, la vita quotidiana e le poco lodevoli imprese dei giovani soldati russi catapultati in un inferno di cui non capiscono la logica.
The Search (2014): locandina
L’eccesso di retorica denunciato da parte della critica e del pubblico è comprensibile, ma mi è sembrato poca cosa rispetto alla realtà di un conflitto completamente sbilanciato, nel quale la compassione non può che prendere il sopravvento, soprattutto quando gli attori si calano intensamente nelle rispettive parti e sanno essere convincenti. Mi ha colpito in particolare l’interpretazione di Bérénice Béjo, che risulta molto più credibile nel ruolo della donna impegnata in una missione umanitaria per conto dell’Unione Europea che in quello della diva hollywoodiana, come la si era vista nel precedente “The Artist” dello stesso Michel Hazanavicius. Il rapporto con il bambino ceceno di cui ha scelto di farsi carico è raccontato in maniera realistica, dalla diffidenza e l’incomunicabilità iniziali, che sembra insormontabile, all’attaccamento totale e salvifico, che aiuteranno il bambino a sormontare una prova decisamente troppo grande per lui.
The Search (2014): Bérénice Bejo
Completamente diversa la parte del film propriamente bellica, nella quale assistiamo ad una serie di efferatezze perpetrate da giovani soldati russi contro la popolazione disarmata. Qui, i personaggi sono tratteggiati in tutta la loro inconsapevole crudeltà. Inconsapvole perché si tratta di giovani riuniti in branco che, come spesso avviene, si lascia trascinare da una specie di euforia collettiva e distruttiva. Compiono gesti atroci solo per il piacere di emulare le gesta dei loro compagni. Sono scene dure quanto realistiche e lasciano l’amaro in bocca.
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