Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
Uomini e Caporali sono i due grandi gruppi in cui, secondo Totò, è divisa la nostra razza. I primi sono di più, i secondi di meno. I primi sono quelli che sgobbano, i secondi quelli che guadagnano.
Vengono in mente i proletari e i capitalisti.
Ma non siamo in un trattato marxista, questa è solo una semplice commedia.
Totò si ritrova tra gli uomini e se la deve vedere con i caporali. Anzi con un caporale, visto che Paolo Stoppa interpreta tutti gli appartenenti alla categoria. Totò, però, non è un rivoluzionario. Almeno non nel senso politico del termine. La sua opposizione ai caporali è di tipo popolare. Il suo è lo sberleffo della maschera, la rivolta del folle. Non a caso la sua contestazione al comandante nazista è la pernacchia. Il suo modo di non sottostare al fascismo e al potere dei giornali è il travestimento. Il suo modo di rapportarsi con gli americani è lo spettacolo.
Tutte caratteristiche di un personaggio strettamente teatrale.
Il mondo di Totò è un immenso palcoscenico nel quale la sua maschera si muove e vive. Ma quel mondo non ha nulla di reale. Per questo "Siamo uomini o caporali?" è un film che fa ridere, ma non fa riflettere.
Anche se parla di argomenti importanti, il film li tratta in maniera superficiale. Il fascismo, gli americani, il mondo del cinema e dello spettacolo non vengono criticati. Vengono presi in giro in maniera innocua, quasi accomodante.
Le scene migliori, infatti, sono quelle di impianto teatrale. Come lo spogliarello di Totò e Sylvia Coscina o quando sempre Totò si traveste in vari modi per non fare la fila per il pane. Il linguaggio cinematografico, invece, è ridotto al minimo.
Ma questo non è un male, almeno fino a quando ci sono attori capaci di caricarsi sulle proprie spalle tutto il peso del film.
Che come ho detto rimane molto, ma molto divertente.
Alcune sequenze sono veramente formidabili e Totò, come sempre, è un attore incredibile.
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