Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
Una delle battute storiche di Totò è appunto "Siamo uomini,o caporali?",e qui il comico partenopeo esplica la filosofia che sta dietro alla surreale domanda posta spesso in uno scatto stizzito.E'vero che in questo film c'è un'ingenuità di fondo che sta tra l'irritante e il commovente,come il dottore che dopo il racconto del folle presunto impersonato dal più famoso comico italiano del Novecento afferma che ha imparato di più sulla vita dalle sue parole che in anni di pratica.Però la storia dell'omino sballottato dai potenti di turno,in cui riconosce sempre gli stessi connotati di Paolo Stoppa,bravissimo quanto eclettico(come accadrà,anni dopo,al magistrato Ugo Tognazzi nel finale di "In nome del popolo italiano" attribuendo a tutti quelli che considera gentaglia i tratti di Gassman),è un passo importante per un attore grandissimo spremuto fino all'impossibile da copioni di mezza tacca e storie senza grande interesse:il finale richiama la celebre "Ridi pagliaccio",con l'amarissima conclusione di un'ennesima sconfitta,sentimentale questa volta,per il poveraccio rimasto solo più di un cane.Appunto,verso "Siamo uomini o caporali?" si può adottare un atteggiamento scettico e ogni tanto un pò insofferente,ma come non percepire la tristezza magnifica di chi ha il ruolo di mettere in burla le proprie disgrazie,e non ammetterne la bontà d'animo di addossarsi le piccole afflizioni del pubblico pagante e ridente?
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