Regia di Pavel Parkhomenko vedi scheda film
Docu-fiction dalla forte impronta agiografica, questa produzione sovietica targata Kremlin Films unisce alla puntuale documentazione biografica la piattezza di una messa in scena televisiva che contribuisce ad accentuarne gli evidenti limiti artistici e l'insopportabile spirito autocelebrativo.
La storia ripercorre gli ultimi giorni che precedettero il primo volo orbitale umano di Yuri Gagarin il 12 Aprile 1961 tra duri addestramenti, ricordi di una difficile infanzia contadina durante la guerra e la vita familiare di un marito amorevole già padre di due figlie ancora piccole. L'atterraggio senza problemi in una zona pianeggiante della Russia Occidentale segnerà la momentanea supremazia sovietica nella corsa allo spazio ed un passo fondamentale per l'intero genere umano.
Docu-fiction dalla forte impronta agiografica, questa produzione sovietica targata Kremlin Films unisce alla puntuale documentazione biografica e storica che ruota attorno alla prima missione Vostok (Oriente in russo) sotto l'egida di Sergey Korolev, la piattezza di una messa in scena televisiva che contribuisce ad accentuarne gli evidenti limiti artistici e l'insopportabile spirito autocelebrativo. Afflitto da un montaggio che alterna con schematica pedanteria i diversi momenti della formazione umana e professionale dell'eroe spaziale sovietico per eccellenza, tra flashback dell'infanzia e successi del presente, questa produzione russa senza arte nè parte sembra una esaltazione fuori tempo massimo di quei valori del realismo socialista che propugnava l'idea di una escalation sociale in grado di portare il figlio di poveri contadini ridotti alla miseria dalle stalle delle steppe sovietiche alle stelle della imperitura gloria nazionalista. Didascalico e latamente omissivo, evita accuratamente di citare gli aspetti più controversi della cosmonautica sovietica (dalle missioni fallite ai giochi di potere all'ombra del Cremlino), esaltando il prototipo di un eroe ideale votato al materialismo, alla cura della prole ed alla solidarietà di uno spirito cameratista disposto senza remore al sacrificio personale per il successo della missione e la gloria della patria. Di segno opposto rispetto al drammatico e disilluso dietro le quinte del bel film del 2008 di Aleksej German (Paper Soldier), non v'è traccia di ravvedimento ideologico o revisionismo storico per una produzione chiaramente destinata al mercato televisivo od alla distribuzione home video. Recitazione sotto il livello di guardia (anche in originale) con la curiosa e piacevole somiglianza dell'attrice Olga Ivanova alla Valentina Goryacheva (Valya per i familiari) paziente Penelope dell'eroico Yuri.
"Quell'Aprile s'incendiò, al cielo mi donai; Gagarin, figlio dell'umanità."
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