Regia di Joon-Hwan Jang vedi scheda film
Hwayi: A Monster Boy è l'ennesimo film che dimostra quanto i sudcoreani siano avanti in tema di crime e di revenge movie. Il punto forte anche qui è l'estetizzazione della violenza, le scene d'azione che sporcano lo schermo di sangue sono girate con sguardo freddo e cinico, non spettacolarizzano mai più del necessario e feriscono gli occhi con una potenza visiva che nel resto del mondo si raggiunge raramente. Tuttavia l'opera di Jang-Joon-Hwan non vola alto come perle crime del calibro di The Chaser di Na-Hong-Jin o A Bittersweet Life di Kim-Jee-Won e soffre di una certa confusione in fase di scrittura, di un' attenzione al dettaglio che questa volta non riesce a non sacrificare la visione d'insieme della storia e di una minor chiarezza nelle, seppur quasi impeccabili, scene d'azione rispetto alla media a cui il cinema di questo paese ci ha abituati.
Qualcosa va storto nell'ultimo colpo di una banda di cinque feroci e competentissimi malviventi e per rimediare decidono di crescere l'infante rapito. Sono tutti estremamente competenti nei rispettivi campi, sono armati di una doppia copertura quasi incrollabile, con il loro addestramento il bambino diventerà l'assassino più letale che si sia mai visto.
14 anni dopo, Hwayi è un adolescente impacciato e sensibile che vorrebbe una vita da ragazzo normale invece che da futuro criminale incallito, ed è diviso tra un'indole pacifica e con velleità artistiche e un'educazione che lo vorrebbe leone.
Ci sono segreti e bugie nel suo passato, sulla sua identità, i quali saranno rivelati dopo la conclusione del primo colpo che lo vede partecipe e scatterà qualcosa. Vendetta, tremenda vendetta. Un percorso sia doloroso che metodico, emotivo ma portato avanti con precisione tagliente, inganni e ferocia. Hwayi finalmente si ribella e diventa la macchina da guerra che i suoi padri avevano voluto, solo che questa volta ci sono loro nel suo mirino.
L'anima del film è sicuramente il mostro interiore. Persino visibile in alcune scene, tra cui la primissima. Il rapporto che ha Hwayi con il "capo" dei suoi cinque padri è il rapporto che ognuno di noi ha con i propri istinti più bassi, con la propria indole più violenta e ancestrale. Homo, homini, lupus. Io, es e superio. Natura vs cultura. Il mostro viene instillato o è lì già dall'inizio? Si può raggiungere la pace attraverso la violenza? Le pulsioni hanno il primato sull'educazione o viceversa?
Qui si scava la psiche in modo decisamente efficace e si da sfogo a interrogativi vecchissimi e irrisolti. Si osa molto ma si finisce di volare più in basso di altri. Ma solo leggermente.
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